elicottero vigili fuoco soccorso mareGenova – Migliorano, all’ospedale San Martino, le condizioni del subacqueo soccorso ieri al largo di Arenzano, nell’ennesimo incidente avvenuto sul relitto della petroliera Haven. L’uomo sarebbe risalito troppo velocemente dopo l’immersione, molto impegnativa e pericolosa, su un fondale molto alto e al limite della subacquea sportiva.
L’equipaggio del diving che accompagnava il subacqueo ha chiamato i soccorsi temendo il peggio e sul posto sono intervenuti i mezzi della Capitaneria di Porto e l’elicottero dei Vigili del fuoco che ha trasferito con la massima urgenza il sub all’ospedale di Genova dove è stato sottoposto a terapia iperbarica.
In pratica il sub è stato riportato alle condizioni di immersione, con la pressione esterna molto più alta di quella che il corpo umano affronta nella quotidianità ed è poi stata eseguita tutta la procedura di decompressione, ovvero il ritorno lento alle condizioni normali.
Questo ha evitato che i gas disciolti nel sangue e nei tessuti venissero espulsi con la normale respirazione invece di formare le temibili “bolle” che causano l’embolia che può portare alla morte o a gravissime lesioni e paralisi.
Il relitto della petroliera Haven attira ogni anno un numero impressionante di subacquei da tutto il Mondo poiché si tratta di uno dei relitti più grandi esistenti.
Affondata nell’aprile del 1991, la Haven è appoggiata su un fondale di 80 metri e “risale” sino a circa 42 metri con il castello di poppa, la zona dove si trovava il ponte di comando e gli alloggi dell’equipaggio.
Il relitto è incrostato di coralli, gorgonie e popolato da banchi di pesce e rappresenta una delle immersioni più ambite della Liguria. Tuttavia ogni anno si registrano moltissimi incidenti e il tributo in vite umane è costante e dovrebbe indurre a riflessione.
Evidentemente non si tratta di una immersione semplice, è su alto fondale e in mare aperto e spesso le condizioni di visibilità sono “al limite”.
A più riprese si è pensato di vietare le immersioni sulla Haven ma il richiamo turistico e il giro d’affari che ruota attorno al relitto rappresentano un “ostacolo” alla decisione di bloccare le immersioni. Senza contare che resterebbe la possibilità di immersioni “abusive” che risulterebbero ancora più pericolose.