Studenti manifestazione GenovaGenova che osa presenta un nuovo capitolo della ricerca sui cattivi lavori che contribuiscono a rendere il capoluogo ligure “inospitale” per le persone giovani e rivela perché i tirocini si sono trasformati in una forma di sfruttamento invece che in una opportunità formativa.
Il nuovo dossier sarà presentato oggi, mercoledì 21 febbraio 2024, alle ore 18.30 presso il foyer del Teatro della Tosse.

“I tirocini in Liguria sono pagati male e offrono poche prospettive, così è diventato un mezzo di cui le aziende e i datori di lavoro abusano, rinnovando contratti di tirocinio, sostituendoli con quelli di apprendistato o assumendo nuovi tirocinanti. – spiega Pietro Spotorno, che ha coordinato la ricerca del centro studi di Genova che osa – In questo modo viene distorta l’utilità del tirocinio, che non diventa più un mezzo per assumere persone precedentemente formate dall’azienda stessa, ma uno strumento per avere manodopera a basso costo.”

La legge regionale prevede, per chi fa un tirocinio, una indennità minima di 500 euro per un impegno a tempo pieno, una cifra che è quasi la metà della soglia di povertà assoluta, fissata dall’Istat a circa 900 euro.
La metà dei tirocinanti al termine del tirocinio non riceve nuove offerte lavorative e tra chi si è visto fare una offerta 1 su 3 era per svolgere un nuovo tirocinio.
In generale solo 1 persona su 40 ottiene un lavoro a tempo indeterminato e solo il 36,4% dei tirocinanti dichiara di aver ottenuto un’attestazione spendibile del percorso, poco più di uno su tre. Il 55% di chi partecipa a un tirocinio ottiene al termine una qualifica nel settore commercio e trasporti, che però sono quei settori a maggior rischio di precarizzazione, caratterizzati da tempi di lavoro il 20% più lunghi e retribuzioni il 20% più basse.

“Genova ha un problema strutturale di cattivi lavori, in particolare rispetto alle persone giovani. Lo sbilanciamento sistemico verso commercio e trasporti determina una fragilità lavorativa, che si ripercuote soprattutto su chi è giovane. – conclude Spotorno – I tirocini invece che essere una opportunità sono diventati una forma di sfruttamento per cui, dopo 6 mesi di impegno a tempo pieno, a 500 euro al mese, si ottiene la qualifica di facchino e, nel migliore dei casi, la proposta di un apprendistato o di un nuovo tirocinio.”