Genova – Si sono sentiti male prima ancora di immergersi in profondità, sul relitto della petroliera Haven, i tre sub coinvolti nel grave incidente che ha causato la morte di due subacquei olandesi mentre un terzo sommozzatore si è salvato appena in tempo.
A causare la morte di Roland Vervoort, 46 anni, e Paul Hendriks, 53, potrebbe essere stato un errore nel caricamento delle bombole o un guasto nelle sofisticate attrezzature dei rebreather, i respiratori a circuito chiuso che consentono immersioni prolungate anche a grandi profondità.
Le attrezzature dei tre sub sono state sequestrate e verranno esaminate da esperti e periti nominati dal Tribunale che sta indagando sull’episodio per verificare eventuali responsabilità.
Da una prima ricostruzione sembra che i tre siano scesi in acqua ed abbiano fatto una prima sosta di verifica prima dell’immersione a nemmeno 3 metri di profondità. Uno dei sub è riemerso in tutta fretta urlando aiuto ed è stato issato a bordo. Altri due sub sono stati recuperati provi di conoscenza mentre dalle barche di appoggio scattava l’allarme al 118 e alla Guardia Costiera.
All’arrivo delle pilotine, però la situazione era già disastrosa. Un sub è morto all’arrivo sulla banchina, ad Arenzano mentre gli altri due sono stati trasferiti in elicottero all’ospedale San Martino di Genova dove, però, uno di loro è deceduto nonostante l’intervento dei medici.
Il terzo sub, Gert Postor, 51 anni, tedesco, è stato sottoposto a cure mediche e si è subito ripreso, tanto che in serata era già stato dimesso.
Ora sarà l’autopsia a chiarire le cause del decesso mentre la perizia tecnica dirà se ci sono stati malfunzionamenti delle attrezzature molto sofisticate utilizzate dai tre.
Di certo si conferma la pericolosità del relitto della Haven che, dal giorno dell’affondamento, dopo un terribile incendio al largo di Arenzano, ha causato diverse vittime.
L’ultima, lo scorso 5 aprile, con la morte del sub svizzero Julien Giller, 34 anni.
Il relitto della petroliera richiama subacquei da tutto il mondo ed è una meta ambita del turismo sub del Mediterraneo. Divieti troppo stringenti bloccherebbero una risorsa preziosa per il settore ma qualche attenzione in più non guasterebbe.
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Ottima domanda cui, al momento, non c’è ancora una risposta. L’enfasi del momento si è “persa” e le notizie ufficiali si sono fermate all’episodio senza poi indagarne le cause.
Proveremo a verificare ancora.
buongiorno
si sono scoperte le cause dei decessi?
La principale causa di morte è la carenza di addestramento. Non aggiungo altro.
Ringraziamo per l’intervento chiaro e molto utile.
E’ questo il genere di discussione che ci piace: senza insulti e senza esagitati
Il confronto delle opinioni è alla base della comprensione
Chi desiderasse intervenire è ben accetto se usa linguaggio appropriato e aggiunge qualcosa al dibattito
Buonasera, ho letto l’articolo, i commenti e le repliche della redazione. Concordo con Pesceratto, l’articolo riporta la cronaca di un incidente occorso a sub che utilizzavano rebreather, e fino quì niente da dire, ma poi il redattore sbaglia nel finale confermando, per quest’incidente, la pericolosità del relitto. Chi usa questo tipo di attrezzature è il solo responsabile dell’assemblaggio, calibratura dei dosaggi di polveri (calce), della giusta taratura dei componenti elettronici. Ho un brevetto AOWD level 3, tantissime immersioni certificate su relitti (Laura C, vapore di Cannitello, Thilstergom, Pasubio, ecc) e prima d’immergermi controllo sempre l’attrezzatura, sia essa personale che presa in affitto. Ho collaborato per anni con un famoso Diving dove la professionalità e sicurezza erano al primo posto. Quando capita l’incidente si dà sempre la colpa all’attrezzatura, agli altri, difficilmente la colpa viene data alla vittima; un malore, un’errore, l’azzardo, il voler primeggiare con gli altri sub, tante possono essere le cause ma è pi๠facile dare la responsabilità all’attrezzatura o definire un sito come maledetto, un mostro che chiede la sua razione di vite umane. Provate a fare un sondaggio per sapere quanti hanno provato l’effetto martini (sballo euforico intorno ai -45mt) e se non hanno esitato un’attimo per capire quale direzione prendere per risalire; ci vuole poco per passare da divertimento/euforia ad incidente e non serve essere un perito specialista, è una delle casistiche riportate in tutti i manuali sub. La Haven è nei miei programmi ma c’arriverಠdopo un ciclo d’immersioni “d’avvicinamento” Scusate se mi sono dilungato.
Eh, già … Uno sbaglia miscela (forse, poi!) e il relitto diventa pericoloso…
Allora, viste le infrazioni alle regole e gli errori umani, direi anche di:
chiudere le strade;
chiudere le fabbriche e i cantieri;
chiudere le montagne;
chiudere mari, laghi e fiumi;
chiudere le abitazioni.
Giusto per citare qualche luogo dove “si conferma la pericolosità “.
Ringraziamo Matteo per le belle parole che, a nostro giudizio, hanno centrato in pieno il problema
A mio parere l’attenzione deve rimanere sulla sicurezza da avere in immersione. Indipendentemente si vada a fare immersioni impegnative o facili.
Sensibilità che non à© facile gestire da una redazione che si rivolge a tutti e non solo ad “esperti” del mondo subacqueo.
Il timore è che passi il concetto, la Haven è pericolosa tutti attente, ma le altre immersioni no.
Buon lavoro
Nessuna polemica, ci mancherebbe, siamo qui per informare.
Possiamo gentilmente sapere quale è l’oggetto del contendere?
Due persone sono morte, una terza ha rischiato. Poche settimane fa un altro decesso. Le “statistiche” dicono almeno un decesso l’anno.
Tutti malori?
Se qualcuno desidera intervenire ne ha facoltà . Ma, per cortesia, entri nel dettaglio perchè le comunicazioni sono poco comprensibili. Grazie
non per fare polemica ma nemmeno chi ha scritto l’articolo è il perito designato dal tribunale ne tantomeno è a conoscenza dei risultati di indagini ancora non ancora partite. Eppure giunge a conclusioni che fanno dubitare pure che abbia un minimo di esperienza in materia.
Grazie per la segnalazione, lei ha conoscenza diretta delle indagini?
E’ un perito del Tribunale di Genova che sta indagando?
E’ già concordo con Pesceratto ed aggiungo perchè non ricordare che il decesso precedente, ovvero del 5 Aprile u.s. ( sub svizzero Julien Giller, 34 anni) non fu imputato a questioni “di immersione” in se, ma ad un malore indipendente dalla immersione.
Un articolo informativo che cade nel finale; perchà© mai un incidente causato dal mal funzionamento delle apparecchiature dovrebbe confermare la pericolosità del sito? Se sono i reb ad averne causato la morte, i poveracci sarebbero deceduti anche sul monte o in piscina…