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Genova – Anche in Liguria il mercato del lavoro stenta a ripartire. Secondo gli ultimi dati Istat elaborati dall’Ufficio Studi Confartigianato, a fronte del pesante calo del 2,8% registrato nel 2013, il 2014 si è chiuso con una flessione media dello 0,7% degli occupati in Liguria. Hanno fatto peggio Sicilia (-1%), Campania (-1,2%), Puglia (-1,3%) e Abruzzo (-2%), contro una media nazionale che, dopo il -1,7% medio del 2013, torna a respirare con un lieve +0,4%. Medie positive in Lazio (+3,2%), Basilicata e Molise (entrambe a +2,1%) e Marche (+1,6%).
Osservando le tendenze occupazionali nei principali macrosettori, a spiccare è il sorprendente +12% registrato in Liguria nelle costruzioni, la miglior tendenza media del 2014 (l’Italia ha registrato un -4,4%) e unica positiva insieme a quella di Friuli Venezia Giulia (+11,6%), Campania (+10,3%), Sardegna (+7%) e Marche (+4,3%).
Pesa invece negativamente il forte calo registrato dal comparto manifatturiero: -3,2% medio nel 2014 e 18esimo posto nella classifica nazionale del settore.
Dietro la Liguria solo Lazio (-4,9%), Friuli Venezia Giulia (-7,4%) e Sardegna (-8,2%), mentre il dato nazionale è positivo dell’1,4%.
Per quello che riguarda infine i servizi, il calo medio in Liguria è dell’1,3%, valore che posiziona la nostra regione al terzultimo posto in classifica davanti solo a Campania (-2,8%) e Abruzzo (-3,6%) e contro una tendenza media nazionale positiva di mezzo punto percentuale.
“Il recupero del mercato del lavoro appare ancora debole, anche nei primi mesi del 2015 – osserva Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – Segnali negativi ci arrivano anche dal livello di disoccupazione, in particolare di quella giovanile: per questo serve un’attiva politica del lavoro che metta in campo azioni concrete, a partire, per esempio, da iniziative per la nuova imprenditoria e da una maggiore integrazione tra scuola e impresa, arrivando a percorsi di alternanza obbligatori e di valorizzazione della formazione erogata dalle aziende. Necessario anche un miglioramento dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro, che oggi non viene assolto dai centri per l’impiego. Sono queste solo alcune delle azioni che presto proporremo ai candidati alle regionali perché le condividano e sottoscrivano insieme ad altre priorità fondamentali per lo sviluppo della Liguria”.
I più recenti indicatori nazionali parlano ancora di un lieve calo dell’occupazione tra febbraio e gennaio 2015 (-0,2%, 44 mila unità in meno in Italia), accompagnato da un aumento della disoccupazione giovanile (+1,4%), che tocca così il 42,6%, facendo salire a 21,5 punti il divario con la media Ue.
E proprio i livelli di disoccupazione regionale diventano paradossali se confrontati con alcuni Paesi dell’Unione europea: a Bolzano (4,4%) troviamo la più bassa d’Europa, inferiore anche ai livelli tedeschi (5%) e austriaci (5,6%). Nel Sud la più alta (20,7%), superiore solo quella di Spagna (24%) e Grecia (26,5%).
E la Liguria? Con il 10,8% si posiziona nella seconda metà della classifica, a pari merito con la Lettonia, davanti a Irlanda (11,3%), Bulgaria (11,4%), Slovacchia (13,2%) e Portogallo (14,1%) e dietro a Lituania (10,7%), Francia (10,3%), Slovenia (9,7%) e Polonia (9%).