Milano – Devastazione e saccheggio: sono i capi di accusa indicati nel fascicolo di indagine aperto dalla magistratura milanese dopo gli scontri di piazza avvenuti ieri, dopo l’inaugurazione dell’Expò 2015.
In particolare si indaga per identificare ed assicurare alla giustizia un centinaio di black block che si sono infiltrati nella manifestazione pacifica dei No Expò e hanno iniziato a devastare la città distruggendo vetrine e incendiando auto in sosta. Scene già viste al G8 di Genova del luglio 2001 e che, evidentemente, poco hanno insegnato a chi dovrebbe garantire la gestione dell’ordine pubblico visto che ieri, come allora, i gruppi di facinorosi non sono stati bloccati immediatamente e si è lasciato che dessero sfogo alla voglia di distruggere mettendo in cattiva luce un movimento antagonista che certamente era per la stragrande maggioranza pacifico.
Undici i feriti tra le forze dell’ordine e 10 i fermati tra i manifestanti. Tra loro, però, sembra non ci siano i famigerati black block che, ad un segnale convenuto, hanno abbandonato vestiti neri e caschi e si sono confusi tra la folla esattamente come avvenne nel 2001 a Genova.
L’imputazione per devastazione e saccheggio prevede pene sino a 15 anni ma difficilmente sarà possibile individuare specifiche responsabilità.
Il Comune di Milano ha già annunciato di volersi costituire parte civile nel processo per poter chiedere il risarcimento dei danni nei confronti di chi ha rovinato una giornata di festa, ha gettato discredito su una manifestazione pacifica ed ha seminato la distruzione in una via di Milano.