Roma – Si chiamava Sandro Abati, aveva 48 anni ed era originario del bergamasco il cooperante italiano ucciso ieri nell’attacco alla guesthouse Park Palace nel quartiere di Shahr-e-Naw a Kabul in Afghanistan, nel quale sono morte 14 persone, di cui 9 stranieri tra i quali anche un americano e 4 indiani.
L’attacco è stato rivendicato dai talebani che, attraverso il loro portavoce Zabihullah Mujahid, in una email inviata ai media hanno fatto sapere che il gruppo ha preso di mira il residence perché frequentato da stranieri, tra cui americani. Secondo la rivendicazione a condurre l’attacco è stato un solo uomo, non tre come precedentemente affermato dal governo afghano.
La conferma della morte del cooperante italiano arriva dalla Farnesina, che informa anche come l’uomo si trovasse nella guesthouse insieme alla compagna, di origini kazake, anche lei rimasta uccisa nell’attacco. Vivevano insieme in Kazakistan e si sarebbero dovuti sposare a luglio a San Pellegrino Terme, in provincia di Bergamo.
Il bilancio delle vittime è intanto salito a 14 morti di cui 9 stranieri tra i quali anche un americano e quattro indiani.
I talebani hanno rivendicato l’attacco di ieri sera alla guesthouse Park Palace nel quartiere di Shahr-e-Naw a Kabul in Afghanistan, nel quale sono morte cinque persone e rimaste ferite almeno sei. Il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, in una email inviata ai media ha detto che il gruppo ha preso di mira il residence perché frequentato da stranieri, tra cui americani. Secondo la rivendicazione a condurre l’attacco è stato un solo uomo, non tre come precedentemente affermato dal governo afgano.