Roma – Due giorni di blocco degli scrutini e di tutte le attività scolastiche in data variabile da regione a regione a seconda del termine delle lezioni, e una manifestazione nazionale contro la ‘Buona Scuola’ del Governo che invece interesserà tutta Italia il prossimo 7 giugno.
Sono queste le prime conseguenze, i primi provvedimenti presi dai Cobas il giorno dopo i primi sì alla nuova riforma della scuola in Aula. Contro il disegno di legge del Governo Renzi denominato come la “buona scuola”, i sindacati scolastici hanno quindi confermato lo stop per due giorni consecutivi successivi alla fine delle lezioni con l’auspicio che l’azione di lotta riceva l’adesione anche degli altri sindacati del settore.
Ieri alla Camera sono infatti arrivati i primi sì alla “Buona scuola”. In piazza, invece, prof e sindacati – con in tasca un’altra idea di riforma – chiedono modifiche. E qualche parlamentare, che cerca il dialogo, viene contestato. Il punto di incontro è ancora lontano, dunque. Quel “muro contro muro”, scongiurato stamattina dalla Cei, persiste. E così quella di oggi è stata un’altra giornata “calda” per il mondo della scuola. In apertura, la rassicurazione del premier Matteo Renzi in merito alla discussione sul “merito” e “con tutti”: l’importante poi è che dopo la discussione si decida, perché “l’Italia non può perdere tempo”. Niente da fare invece sullo stralcio delle assunzioni dei 100 mila precari dal provvedimento. Una decisione “impossibile” – spiega il Presidente del Consiglio – proprio perché le immissioni in ruolo sono collegate a un nuovo modello di scuola contenuto nel ddl. E non possono viaggiare da sole”.