Arenzano (Genova) – Erano due sub esperti e si erano già immersi una decina di volte sul relitto della petroliera Haven, Roland Vervoort, 46 anni, e Paul Hendriks, 53 , i due sub olandesi morti durante un’immersione al largo di Arenzano.
I due non hanno nemmeno iniziato la discesa sul relitto e già ad una profondità di circa 3 metri hanno incontrato difficoltà tali che un terzo sommozzatore, Gert Postor, 51 anni, originario della Germania, è uscito dall’acqua chiedendo aiuto per sè e per i compagni che avevano già perso conoscenza.
Lui è l’unico ad essersi salvato mentre i due amici sono deceduti senza che i medici potessero fare nulla per aiutarli.
Cosa possa averli uccisi è ancora un mistero e, molto probabilmente, sarà l’autopsia che sarà compiuta in queste ore sui cadaveri, ad accertare cosa sia andato storto.
Una perizia sull’attrezzatura è stata già ordinata. I sommozzatori scendevano in profondità con i rebreather: una tecnologia che consente immersioni prolungate poichè l’aria respirata dai sub viene costantemente arricchita di ossigeno in un circuito chiuso che separa l’anidride carbonica e rende nuovamente utilizzabile la stessa aria.
Forse qualcosa non ha funzionato a dovere o forse c’è stato un errore nella preparazione delle miscele.
Intanto si discute sulla pericolosità del relitto della Haven e sulla possibilità di chiudere le immersioni impedendo ai sub di immergersi in un punto dove la profondità arriva velocemente a 80-100 metri e dove basta un errore per ritrovarsi a profondità proibitive per non addetti ai lavori.
Il relitto della Haven richiama ogni anno centinaia di appassionati ed è metà di immersioni ogni settimana.
Un business ormai avviato che però è costato già moltissime vite umane.
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