Roma – Corruzione, metodi mafiosi e accordi spartitori. La seconda retata di Mafia Capitale, culminata all’alba con 44 nuovi arresti, potrebbe avere effetti devastanti. In manette consiglieri comunali e regionali, ritenuti dall’accusa, i referenti di un sistema corruttivo sempre più trasversale. Al centro del malaffare la gestione dell’emergenza immigrati, un ‘Eldorado’ dove si affollavano personaggi del crimine, ex terroristi, faccendieri, funzionari del sottobosco politico e rappresentanti delle istituzioni. Uno scenario da ‘basso impero’ ben sintetizzato da una metafora di Salvatore Buzzi, collettore di una rete di cooperative sociali che nel tempo si sono assicurate, in modo illegale, appalti e finanziamenti della Regione Lazio, del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate. Buzzi, intercettato dai Carabinieri dei Ros, sosteneva che politici e funzionari dovevano foraggiare, attraverso la concessione di appalti, le sue cooperative per poi ricavarne tangenti: “La mucca tu la devi mungere, però gli devi dà da mangià”. Tradotto: “La mucca può essere munta solo se mangia”. Secondo i pubblici ministeri della Procura di Roma e il giudice dell’indagine preliminare che ha disposto la nuova retata, l’organizzazione criminale guidata dallo stesso Buzzi e dall’ex estremista nero Massimo Carminati ha esteso la propria rete corruttiva in maniera sempre più trasversale, passando senza problemi dall’amministrazione capitolina di centro-destra, quando era sindaco Gianni Alemanno, a quella di centro-sinistra, guidata da Ignazio Marino. Tra i politici in manette l’ex capogruppo del Popolo delle Libertà e poi di Forza Italia Luca Gramazio e Luca Odevaine, ex capo di gabinetto dell’allora sindaco del Pd Walter Veltroni, nonché attuale membro del Tavolo per l’emergenza profughi al Viminale. Il mondo politico trema.
Fabio Tiraboschi