Ventimiglia (Im) – Sono eritrei e somali, in fuga da guerre e carestie, povertà e dittature. Sono decine e decine. Cercano, invano, di varcare il confine francese, ma vengono puntualmente respinti dalla Gendarmeria transalpina. Ventimiglia, ultimo diaframma tra Italia e Francia. La piccola stazione ferroviaria trasformata in rifugio e bivacco dai migranti, sdraiati per terra, in cerca di un ricovero per la notte. Vite in frantumi, fatica e disperazione. Sulle loro spalle le minacce dei trafficanti, la traversata del mediterraneo su imbarcazioni di fortuna, lo spettro incombente dell’incidente in mare e dell’annegamento. Poi il salvataggio, lo sbarco, la fuga verso nord in treno. Ultima fermata l’estremo ponente ligure.
Da qualche giorno, infatti, le autorità francesi stanno mostrando i muscoli e mentre fino a qualche giorno fa hanno chiuso un occhio lasciando transitare gli stranieri diretti verso il nord Europa, ora hanno blindato la frontiera. I profughi, sistematicamente respinti, tornano indietro e si ammassano nella città ligure. L’atrio della stazione è diventato la casa di uomini, donne e bambini. Raccolti intorno alle loro poche cose, attendono di passare la notte. I frontalieri italiani che all’alba prendono il treno fanno lo slalom tra i corpi sfiancati di questa umanità dolente. Una situazione che sta creando non pochi problemi di igiene e sicurezza. Le autorità cittadine hanno allertato le massime istituzioni. Il problema deve essere risolto al più presto. Lo stop francese delle ultime ore si è già trasformato nell’ennesima emergenza.
Fabio Tiraboschi