Mosca – “Quello della Russia è un tintinnio di sciabole ingiustificato, destabilizzante e pericoloso. La Russia sta sviluppando nuove capacità nucleari e abusa della retorica atomica per comunicare una strategia di difesa che conferma lo schema aggressivo“, afferma il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. “Non è la Russia che si sta avvicinando ai confini, ma è la Nato che si sta avvicinando ai confini della Russia“, risponde il Cremlino. E’ un botta e risposta sull’orlo di una crisi di nervi nella guerra, ormai ghiacciata, in corso fra Mosca e Washington. Un braccio di ferro iniziato con l’annessione russa della Crimea e il conflitto nell’est Ucraina, proseguito sul versante sanzioni ed ora sul punto di degenerare sul fronte del dispiegamento militare e della corsa agli armamenti. Pochi giorni fa l’annuncio, da parte degli Stati Uniti, di voler potenziare la propria presenza nel Baltico per garantire – spiega il Pentagono – la sicurezza dei Paesi Nato.
La risposta di Putin è arrivata da un luogo simbolico, la ‘Fiera dell’Industria Bellica’, più di 500 aziende produttrici per un budget militare – quello di Mosca – più che doppio rispetto al 2010. “Aggiungeremo 40 nuovi missili balistici intercontinentali al nostro arsenale nucleare. Missili in grado di superare i più sofisticati sistemi di difesa e capaci di colpire avversari in altri continenti“. Nell’ottica russa, infatti, ogni investimento nel settore militare è ritenuto un potenziale fattore di crescita economica della Federazione e non – come insinuato dai detrattori – un’indebita sottrazione di risorse alla spesa sociale. Gli Stati Uniti a loro volta hanno replicato: “Aggiungeremo al nostro arsenale in Europa i nostri ‘caccia Raptor F22“. Una corsa agli armamenti di cui ancora non si intravvede la fine.
Fabio Tiraboschi