Barcellona – Hanno aperto alle 9 di questa mattina, in tutta la Catalogna, le urne elettorali per il voto che rinnoverà il governo locale e potrebbe aprire la prima vera speranza di indipendenza dopo 300 anni di monarchia spagnola.
I seggi resteranno aperti sino alle 20 e poi inizieranno le operazioni di spoglio. Se il partito indipendentista catalano dovesse acquisire la maggioranza dei voti (il 50%+ 1 delle preferenze) si aprirebbe una nuova fase delle relazioni tra Barcellona, capitale catalana e Madrid, sempre più vista come matrigna.
Le leggi spagnole non consentono l’indipendenza ma i partiti indipendentisti sperano che la forte pressione delle elezioni possa sbloccare almeno una forte autonomia.
La Catalogna, infatti, ha un reddito pro capite più alto della media spagnola ed un indice di disoccupazione più basso.
I leader della protesta indipendentista vorrebbero che le tasse versate dalla Catalogna al governo centrale spagnolo venissero utilizzate in Catalogna e non per sostenere le economie di regioni molto meno “brillanti” per risultati economici.
Una vecchia e trita questione che, ciclicamente, investe tutta l’Europa e che sembra dimenticare i principi di uguaglianza e di mutuo soccorso che hanno costruito l’unità dei Paesi e costituiscono il fondamento dell’Unione Europea.
Senza il traino di aree geografiche più ricche, infatti, quelle più povere diverrebbero ancora più povere creando forti disequilibri che si abbatterebbero anche sulle aree più ricche.