Londra – Google presenta il progetto AMP per studiare il modo di rendere sempre più veloce il caricamento delle pagine web e demolisce le teorie “complottiste” che erano circolate all’annuncio dell’operazione che coinvolge “solo” 30 testate in tutto il mondo, Italia compresa.
La presentazione londinese di Accelerated Mobile Pages (AMP) dovrebbe aver chiarito anche ai più accaniti dietrologi che dietro alle mosse di Big G non c’è nessuna battaglia per il predominio dell’Informazione e che nessun Media italiano è stato “prescelto”, per motivi più o meno misteriosi, per far parte di un fantomatico piano segreto per il dominio del Mondo.
Per Google, come per tutti gli altri competitor nel settore new Media, il tempo è denaro e rendere leggero il caricamento di una pagina web su un dispositivo mobile (il futuro ormai evidente del Web) è una priorità assoluta.
Chiunque possegga uno smartphone con un piano tariffario da 1 o 2 Giga al mese di navigazione sa bene che la consultazione di Internet “succhia” risorse in modo impressionante e ben conosce i limiti di una navigazione lenta, magari per visionare un video inserito in una pagina.
Google si è anche accorta che l’esperienza di navigazione è tanto più “positiva” e “soddisfacente” quanto più veloce è il caricamento delle pagine e la loro facile consultazione.
Visto che i pensatori di Mountain View non sono pagati per stare con le mani in mano, hanno avviato un progetto per studiare il modo di rendere sempre più veloce il caricamento delle pagine e per renderle sempre più leggere, in modo da non far consumare traffico dati ai consumatori.
Per farlo hanno scelto 30 partner in tutto il mondo, scelti tra i nomi più blasonati nel panorama dell’Informazione, e con loro Google avvierà una serie di sperimentazioni.
A demolire la teoria complottista è anche il fatto che in tutta la presentazione fatta a Londra. le parole “contenuti” e “notizie” sono state usate pochissimo, sintomo che, per Google, come per qualunque altro competitor, il cosa veicolare conta molto meno del tempo necessario per farlo.
Le prestigiose Testate chiamate a far parte del progetto, insomma, non sono le migliori e neppure quelle che, domani, domineranno il Mercato, semplicemente perché, come sempre avviene, Google metterà a disposizione di tutti, anche di coloro che non fanno parte del supposto Gotha, le tecnologie che avranno sperimentato e realizzato.
Doccia fredda, quindi, per chi si è pavoneggiato per l’inclusione e per chi ha pensato che Google volesse creare una elitè dell’Informazione recintando il fortino di pochi fedelissimi cui fornire le formule magiche, queste sì importantissime, per dominare il Mercato.
Molto più semplicemente, e dimostrando la genialità che ha portato il colosso di Mountain View a scalare le vette del settore delle ricerche on line e non solo, Google si è accorta delle mutate esigenze del Mercato e dei suoi “clienti” e desidera offrire loro il miglior modo per navigare.
La Fondazione legata a Google ha anche garantito la volontà di fornire tecnologia e persino fondi economici a quelle aziende o start up che invieranno progetti di Informazione particolarmente interessanti o “rivoluzionari” segno evidente che il “recinto” è quanto mai aperto.
E non potrebbe essere altrimenti visto che Google trattiene per sè una parte considerevole degli introiti pubblicitari derivanti dal mercato e, per dirla semplice, più pagine si vedono e più incassa.
Limitare il Web ad una elitè di pochi non risponderebbe ai punti fondanti del successo di Google, basato proprio sull’aumento della navigazione e, in futuro, sulla fornitura di servizi che rendano sempre più completa e utile l’esperienza.
Il tutto mentre i Governi, compreso quello italiano, continuano a non regolamentare il mercato imponendo chiarezza e ordine con leggi per la tutela della Privacy, contro la raccolta dei dati per la profilazione degli Utenti e neppure per tassare gli enormi profitti derivanti dal mercato pubblicitario e dei servizi, senza pensare che tutto quello che oggi è gratis, magari perché c’è ancora libera concorrenza tra più soggetti, domani potrebbe diventare il monopolio di qualcuno che, dopo essere cresciuto a dismisura, potrebbe decidere di chiudere qualche “rubinetto”, selettivamente e arbitrariamente.
Chiarito il “mistero” resta il dilemma dei contenuti. Certamente pagine veloci e facili da caricare sono una priorità e rappresentano un obiettivo importante per Editori e partner tecnologici ma resta il fatto che il Lettore, dopo una ubriacatura di notizie più o meno vere, si stancherà presto di essere preso in giro e di dover leggere 20 articoli per capire se un fatto è realmente accaduto o meno.
A quel punto vinceranno quei soggetti che avranno fatto della qualità il loro obiettivo primario. Attraverso l’utilizzo di personale qualificato e professionalmente preparato (e pagato di conseguenza) e non più di cacciatori di “gattini e cagnolini” o di notiziole gossip per gonfiare artificialmente i numeri di Google Analitycs con prodotti che di Giornalistico non hanno assolutamente nulla.