Moody presidio chiusuraGenova – Vogliono lavorare senza essere costretti a trasferirsi a centinaia di chilometri di distanza e vogliono che resti aperto uno dei locali simbolo della città e della profonda crisi economica che sta vivendo mentre “fuori” continuano a raccontare una storia diversa, fatta di lucine colorate e di “narrazioni”. Sono i 26 lavoratori dell’ormai ex Moody che oggi hanno fatto “irruzione” pacifica a Palazzo Ducale, nel bel mezzo del dibattito tra i candidati alla presidenza della Regione Liguria organizzato da Il Secolo XIX
Una presenza che ha diviso i candidati tra chi è subito sceso a solidarizzare e ad ascoltare e chi invece ha mostrato chiari segni di nervosismo accompagnati da qualche “scivolone” diplomatico.
I lavoratori hanno chiesto a tutti i politici di farsi carico della delicatissima vicenda che vede il marchio storico della ristorazione genovese, recentemente passato ad un gruppo svizzero, optare per la chiusura e l’abbandono della storica sede dopo aver raccontato ai Media che si trattava di uno stop temporaneo, necessario a restaurare il locale dopo l’incendio divampato nei fondi.
I lavoratori temono per il loro futuro e hanno recentemente saputo sai sindacati che l’incontro con la proprietà per chiarire le motivazioni della chiusura prolungata (dal 3 settembre) ha dato un esito negativo e che la proprietà avrebbe intenzione di disinvestire e di proporre ai lavoratori uno spostamento in altre sedi, sparse per l’Italia, e comunque tali da costringere i dipendenti ad un trasloco. Uno dei tanti “regali” della deregulation del mondo del lavoro.

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