Seattle – Da ormai qualche giorno circola sui media statunitensi e non solo la notizia che Amazon sarebbe pronta ad aprire dei negozi fisici per la vendita di libri. Una decisione che se attuata costituirebbe una svolta epocale per l’azienda leader mondiale della distribuzione online, ma su cui diversi esperti hanno espresso dei dubbi. Il tam tam si è innestato dopo le dichiarazioni del Ceo di General Growth Properties, un’azienda della grande distribuzione, secondo cui “L’obiettivo di Amazon è, se non ho capito male, aprire 300 o 400 librerie fisiche”.
La dichiarazione ha dato il via alle speculazioni di specialisti e non sulle nuove strategia dell’azienda. Tra i motivi indicati, il fatto che il mercato del libro “di carta” si sia dimostrato più resistente del previsto all’assalto degli e-book, e che la libreria consentirebbe una più efficiente concentrazione dei libri con conseguente riduzione dei costi di distribuzione. Costi che sono molto alti. Nel 2015 Amazon ha raccolto 107 miliardi di dollari di ricavi, ma i profitti netti sono stati “solo” di 596 milioni di dollari. La differenza tra le due cifre è il costo dell’ossessione di Amazon per la consegna rapida (se non rapidissima) che di sicuro esalta il consumatore ma assottiglia gli utili.
Se queste sono le ragioni che sembrano spingere l’azienda in quella direzione, dall’altra ci sono i dubbi degli esperti, innanzitutto riguardo ai numeri. Quattrocento negozi sono un numero altissimo e un investimento mastodontico e rischioso per un’azienda che (benché si chiami Amazon) resterebbe comunque un novellino del settore. Basti pensare che Barnes&Noble (la più grande catena americana) conta 640 punti vendita, e che chiude all’incirca 20 negozi all’anno. “L’idea che Amazon possa aprire alcuni altri negozi è corretta – ha dichiarato John Mutter, direttore di Shelf Awarness – ma il numero è incredibilmente elevato”. Più realistico pensare a una dozzina di punti vendita aperti nei prossimi anni. Altri dubbi riguardano la natura dei punti vendita in questione, che potrebbero essere più delle vetrine per esporre i pezzi venduti online piuttosto che librerie nel senso tradizionale del termine. L’esempio è fornito in questo caso dal punto vendita (l’unico, fino ad oggi) aperto lo scorso novembre a Seattle, quartier generale dell’azienda.
Fino ad oggi Amazon non ha né confermato né smentito le voci, com’è nei costumi dell’azienda. Chi ne segue da vicino le vicende dice però che questa mossa non avrebbe senso da un punto di vista strettamente economico, dal momento che, a dispetto di qualche problema di costi, i numeri macinati dalla compagnia di Jeff Bezos restano più che positivi.