Chiavari – Il caso dell’omicidio di Nada Cella, la segretaria trovata agonizzante nello studio di un commercialista per il quale lavorava, è stato riaperto.
In arrivo le analisi della polizia scientifica di Roma che si occupa di “cold case”, casi chiusi, utilizzando nuove tecniche per l’elaborazione del dna e per l’analisi dei campioni di materiale trovati sul luogo del delitto.
Il colpo di scena, a 25 anni dalla morte di Nada Cella, arriva dopo l’analisi di alcuni reperti con macchinari e tecnologie sconosciute all’epoca delle prime indagini e che potrebbero finalmente svelare il nome dell’assassino o degli assassini della giovane di 24 anni che lavorava nello studio di un commercialista subito indagato per l’omicidio e poi scagionato.
La morte di Nada Cella avviene la mattina del 6 maggio 1996 a Chiavari, in via Marsala. La giovane segretaria viene trovata agonizzante a terra, nello studio del professionista per il quale lavorava da alcuni anni.
Sul corpo vengono trovati diversi segni e una ferita alla testa che ne ha provocato il decesso.
La “pulizia” dei locali e delle scale, improvvidamente avvenuta per motivi mai chiariti sino in fondo, rende più difficili le indagini che, da allora, non sono mai approdate a nulla di concreto.
Le persone che via via sono entrate nel registro degli indagati ne sono uscite senza nessuna condanna.
Ora le tecniche avanzate nel campo della verifica del DNA e nell’elaborazione di piccolissimi reperti potrebbero svelare, ad esempio, a chi appartengono alcune tracce ematiche trovate nelle stanze dove Nada Cella è stata uccisa barbaramente.
I risultati sono attesi tra qualche giorno.