gabbie cinghialiCelle Ligure (Savona) – Gabbie in metallo per catturare i cinghiali e trasferirli altrove. Dopo il “caso” delle due famigliole rinchiuse per 15 giorni nel parco della Maggiolina, a La Spezia, e trasferite (tra le polemiche) in un’area protetta di Riccò del Golfo, le associazioni ambientaliste e i volontari che si battono per la salvaguardia degli animali si mobilitano per protestare contro il possibile uso delle gabbie anche nel territorio del comune di Celle.
Secondo le indiscrezioni ricevute, infatti, si prospetterebbe l’uso di speciali gabbie metalliche per imprigionare i cinghiali più “ribelli” che da tempo circolano per strada come se nulla fosse.
Una circostanza che, al momento, non trova conferme e neppure smentite ma che ha convinto l’Osservatorio Savonese Animalista (OSA) a diramare una nota che annuncia la mobilitazione dei suoi volontari.

“Le gabbie di cattura, e le catture in generale – scrive l’Osservatorio – di cinghiali sono un crudele ed inutile maltrattamento di animali, che qualche organo di vigilanza dovrebbe perseguire, se è vero, come è vero, che in Italia l’azione penale è obbligatoria”.

“L’avviso – prosegue la nota di OSA – è rivolto al sindaco di Celle Ligure che si appresta ad installarle, seguendo il pessimo esempio del collega di Sassello. OSA ricorda che per contrastare le incursioni di animali selvatici in città occorre impedirne l’accesso al cibo, ovvero tenendo puliti gli alvei dei torrenti in cui discendono, recintando cassonetti e contenitori dell’immondizia come intelligentemente stanno già facendo alcuni comuni liguri, disponendo robuste reti lungo le zone boschive di accesso agli abitati e, in generale, gestendo correttamente la frazione umida della spazzatura”.

Secondo l’Osservatorio Ambentalista di Savona, poi, “i cinghiali eventualmente catturati dovrebbero sempre essere liberati nelle campagne vicine: si tratta di animali intelligenti e sociali, che tengono memoria del trauma subito e probabilmente non vi torneranno più ed è inoltre possibile che trasmettano ad altri branchi messaggi di pericolo associato alla zona di cattura; utile potrebbe essere costringere la locale squadra di cacciatori-cinghialisti con i propri cani debitamente a guinzaglio, a presidiare gli alvei per spingere i branchi verso i boschi; dove, tra non molto, cadranno ghiande e castagne, che sono il cibo elettivo di questi animali, che quindi vi ritorneranno spontaneamente”.

In riferimento alle dichiarazioni di Regione e Comuni, addirittura confermate da un’associazione animalista, OSA ribadisce che si può, e si deve, come per la famigliola di cinghiali spezzini, restituire alla in natura i soggetti catturati; la legge sulla caccia proibisce infatti la “immissione” di cinghiali nell’ambiente ma non la reimmisione/trasferimento; la norma era stata introdotta nel 2005 all’interno della Legge 221 (collegato ambientale), all’articolo 7 dal titolo “Disposizioni per il contenimento della diffusione del cinghiale nelle aree protette e vulnerabili e modifiche alla legge n. 157 del 1992“; ma essa aveva specificamente lo scopo di impedire che continuassero le immissioni di cinghiali acquistati da allevamenti italiani e stranieri da parte di cacciatori, cioè di animali NON appartenenti all’ambiente; qui si tratta di animali già presenti e liberi nell’ambiente e ad esso appartenenti, che vanno quindi semplicemente spostati a monte.