Palamito pesca sportiva Discussione anche in consiglio regionale per il decreto del Ministero della Pesca e Agrcoltura che riduce da 200 a 50 il numero massimo di ami per i palamiti dei pescatori sportivi. Una riduzione che ha scatenato le proteste dei tanti pescatori sportivi della Liguria.
Due le interrogazioni presentate in consiglio regionale. La prima presentata da Claudio Muzio (FI) e la seconda da Stefano Mai (Lega Liguria-Salvini)
Muzio ha chiesto alla giunta quali iniziative assumerà in Conferenza delle Regioni e di Conferenza Stato-Regioni per tutelare la pesca con il palamito e le associazioni di pesca sportiva e ricreativa che la praticano. Il consigliere ha ricordato che il decreto ha stabilito che il numero di ami dei palangari a bordo e/o calati non deve essere superiore a 50, che sono vietati verricelli salpa-reti elettrici o collegati a motori termici e la detenzione contemporanea di palangari e salpa-reti elettrici o collegati a motori termici.
Mai ha chiesto alla giunta di chiedere al Ministro dell’agricoltura di rivedere il decreto e avviare un tavolo di concertazione con tutte le categorie del settore per raggiungere una
soluzione condivisa e meno penalizzante per la pesca sportiva.
Il consigliere ha ricordato che, rispetto ai 200 palangari ammessi prima del decreto, la diminuzione a 50 sia eccessiva e che la pesca sportiva è un importante risorsa dal punto di vista turistico e sarebbe penalizzata dalle nuove misure ministeriali.
L’assessore alla pesca Alessandro Piana ha illustrato i contenuti del decreto del ministero spiegando che il provvedimento si pone l’obbiettivo di contrastare la pesca illegale. L’assessore ha precisato che le Regioni non hanno potestà giuridica per intervenire su questa materia, che è di competenza statale, ma ha assicurato il proprio impegno, anche di concerto con le altre Regioni, per segnalare al Governo il problema sollevato dai due consiglieri rispetto ai potenziali danni che potrebbero verificarsi per la pesca sportiva e per il suo indotto.
Ai consiglieri regionali rispondono anche le associazioni ambientaliste che commentano positivamente la riduzione del numero degli ami dei palamiti considerando che si tratta di pesca sportiva e non da reddito.
Ogni amo può, teoricamente prendere un pesce e ci si domanda cosa se ne faccia un pescatore sportivo, una persona che pesca per diletto, di tutto quel pesce pescato e che rischia di finire nel mercato nero della vendita con danno per l’ambiente e per gli stessi pescatori professionisti che sono colpiti nei loro già magri guadagni da “zone grigie” di concorrenza sleale e spesso “in nero”.