Palermo – La polizia ha scoperto e smantellato una rete di “messaggeri” che aiutava il latitante Matteo Messina Denaro a consegnare messaggi e comunicazioni tramite i “pizzini”.
Ben 15 le persone arrestate, tutte in qualche modo legate alla rete di comunicazione che Messina Denaro utilizzava, seppure a singhiozzo, per mantenere i contatti con i vari appartenenti a Cosa Nostra.
I pizzini erano rigorosamente chiusi con del nastro adesivo e venivano sotterrati. La banda dei messaggeri era suddivisa in vari sottogruppi per fare in modo che una parte di loro non sapesse da chi era costituita l’altra.
Un primo gruppo riceveva i pizzini e sapeva dove sotterrarli per fare in modo che i componenti della seconda squadra li ritrovassero e procedessero con la seconda parte della consegna.
Lo smistamento dei bigliettini avveniva in due masserie nelle campagne di Mazzara del Vallo e Campobello di Mazzara, di proprieta’ di due allevatori, oggi arrestati.
Rigide le regole imposte sulla comunicazione: i messaggi dovevano essere letti e distrutti e le risposte dovevano
giungere entro termini prefissati, al massimo 15 giorni.
L’indagine, coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Teresa Principato e dai pm Paolo Guido e Carlo Mazzella, è cominciata nel 2011, quando dopo un’operazione di polizia che ha disarticolato la rete dei favoreggiatori, i mafiosi sono stati costretti a riorganizzare la comunicazione.
Per convocare i summit gli arrestati, molti dei quali allevatori, utilizzavano termini come ‘concime’ e ‘favino’,
cereali dati in genere ai maiali. Gli scambi dei bigliettini a un certo punto hanno subito un arresto, che gli inquirenti
ricollegano a un temporaneo possibile allontanamento di Messina Denaro – il cui nome è presente in alcune conversazioni intercettate – dalla Sicilia.
I mafiosi non si riunivano mai all’interno delle masserie ma solo nelle campagne, cosa che ha reso più complicato intercettare le loro conversazioni.