Genova – Alberi che cadono a terra trascinati dal vento forte o dalla neve e che provocano incidenti e vittime. Solo una “tragica fatalità”? Sono in molti a chiedersi se i recenti episodi di cronaca che hanno interessato la città di Roma (ma anche e spesso la città di Genova) siano ad imputare a patologie degli alberi ormai “vecchi” o se, invece, non ci sia lo “zampino” dell’uomo che sempre più spesso dimentica di fare manutenzione al verde pubblico.
A dare una sua risposta è la tecnologia che può offrire strumentazioni in grado di verificare lo stato di salute degli alberi ma anche “simulare” il pericolo di eventuali “cadute” in caso di vento forte o di nevicate abbondanti o, ancora, di altri eventi atmosferici.
Tecnologia che viene abitualmente utilizzata da professionisti nella cura del verde come Marco Corzetto, docente dell’Istituto Agrario “Marsano” e libero professionista nel campo della cura e manutenzione di aree verdi.
Il tecnico del verde ha inviato una lettera aperta ai Media per sensibilizzare l’opinione pubblica alla tematica delicata:
“Fu un articolo pubblicato sul quotidiano “il secolo xix” ad aprirmi gli occhi – spiega Corzetto – verso la fine degli anni 90 avevo già una discreta esperienza nel settore del verde, ma i miei interessi erano rivolti per lo più ai colori offerti da fiori e cespugli piuttosto che alla maestosità dei grandi alberi. Poi, quell’articolo, mi fece riflettere: trattava della progressiva perdita di alberi nei viali e parchi della nostra città. Fu una folgorazione che mi aprì gli occhi…….tornarono alla mia mente i vecchi giochi di bimbo, molti dei quali mi vedevano cimentato a salire sugli alberi per nascondermi o giocare a cannette o più banalmente per raccogliere la frutta quando il contadino non era nei paraggi.
Mi ero completamente dimenticato della vecchia altalena fissata al ramo del grande Tiglio di Carsegli o la casetta sull’albero a Quezzi o le arrampicate con gli amici sui ciliegi per vedere “chi saliva più in alto” ed ancora le merende estive sotto la loro chioma per goderne la frescura.
Verso la fine degli anni 90, dopo la lettura di quell’articolo, il mio interesse professionale iniziò a spostarsi verso gli alberi che ora reputo gli incontrastati protagonisti di ogni parco o giardino!
Sono meravigliosi gli alberi, ci guardano e ci giudicano in silenzio.
Paiono inermi ma sanno punirci quando non ne abbiamo rispetto.
Negli anni successivi iniziai a frequentare corsi e seminari specifici della materia e progressivamente spostai ogni interesse ed investimento “sugli alberi”.
Da parecchi anni lo Studio Professionale di cui sono titolare possiede le più moderne tecnologie in materia arboricola: si tratta di strumenti in grado di effettuare TAC ai legni o capaci di valutarne la resistenza od ancora in grado di comprendere lo sviluppo di un apparato radicale nel terreno per capire se la pianta può resistere alle sollecitazioni del vento senza cadere. Questi strumenti diagnostici sono affiancati da altri strumenti, quelli “curativi”, quali arboprof, arbocap, arbojet, ed altri capaci di debellare per anni gli antagonisti degli alberi (insetti, funghi).
Ammetto che quella scelta fu un vero azzardo: il lavoro non mi mancava ed anzi, gestire i giardini rendeva, in quegli anni, molto bene.
Il primo investimento, intorno all’anno 2000, fu l’acquisto del “tomografo sonico Picus”, capace di eseguire una TAC della sezione del tronco senza perforarlo. Il costo di questo strumento poteva essere equiparato all’acquisto di una buona auto e venne accolto da alcuni colleghi con ilarità poiché, a loro dire, in caso di dubbio il taglio di un albero risultava più vantaggioso e meno rischioso.
Non badai a loro, per i più la mediocrità non è una colpa ma una conseguenza del proprio modo di confrontarsi con il mondo.
Acquistai altri strumenti negli anni successivi quali il resistopraph, capace di analizzare la tenacità dei legni o il succhiello di Pressler in grado di leggere “la storia” della pianta.
Seguirono poi gli strumenti di “cura” delle piante con le più innovative tecniche endoterapiche capaci di stimolare la vigoria di un albero o allontanarne per anni insetti e patologie.
Forse lo strumento più innovativo tra i numerosi in dotazione allo studio è il “Treeknetic” capace di captare lo sviluppo di una radice per capire se un albero è in grado di sostenersi in caso di eventi atmosferici avversi o potrebbe cadere al suolo, situazione non rara in un territorio come il nostro ove la roccia affiorante limita fortemente l’ancoraggio delle radici al terreno.
Si tratta di uno strumento ideato in Germania ed è testato per lo più sulle piante che vegetano a tali latitudini, pertanto esclude analisi su alcune piante presenti sul nostro quali le palme .
Per l’effettuazione di questa analisi deve intervenire uno staff di professionisti che lavorano in team.
L’esemplare sottoposto ad analisi viene sottoposto ad un vero e proprio check-up con inserimento di numerosi sensori posti a più altezze al fine da misurarne le dimensioni ed i valori di sollecitazione, attraverso una trazione che ha lo scopo di “simulare” la forza del vento e la conseguente “resistenza” della pianta. Un programma specifico è poi in grado di analizzare tutti i dati raccolti e percepire le criticità dell’esemplare.
In caso di problemi si potrà valutare e simulare quale potatura della chioma potrebbe riportare in sicurezza l’esemplare evitandone l’abbattimento.
Questa analisi conosciuta con l’acronimo di SIM è quanto di più avanzato possa offrire la tecnologia odierna ed il suo uso può essere correttamente applicato in un territorio come quello ligure ove la roccia affiorante e la natura pesante del terreno limitano lo sviluppo radicale e l’ancoraggio delle piante al terreno le quali, spesso, cadono per rovesciamento della zolla radicale.
Le tecnologie oggi presenti sul mercato rimarcano quanto sia importante sottoporre gli alberi a periodici controlli e ciò per scongiurare le conseguenze di una prevedibile loro caduta che spesso è causata dalla imperizia umana: la città è un ecosistema artificiale e come tale deve essere regolato da normative che sono imprescindibili dall’uso delle tecnologie moderne e questo perché la caduta di ogni albero potrebbe avere conseguenze letali per il malcapitato sorpreso a transitarvi sotto durante l’evento.
E’ vero infatti che alle lacune gestionali pone rimedio, prima o poi, la natura “potando” i rami che presentano problemi (caduta di rami) o schiantando al suolo di esemplari esausti.
A Genova esistono certamente criticità che dovrebbero essere risolte preventivamente: l’uso di queste tecnologie potrebbe evitare l’appellativo di fatalità quando si verificano!