Genova – Mondo della Cultura in subbuglio, nel capoluogo ligure, dopo il colpo di scena delle dimissioni presentate dallo storico soprintendente alle collezioni civiche del Comune, Piero Boccardo.
L’illustre studioso e ricercatore dell’Arte ha rassegnato le sue dimissioni nonostante il breve periodo prima della pensione e il gesto, secondo i bene informati meditato a lungo, scatena un diluvio di congetture e “interpretazioni” che spaziano a seconda dell’orientamento politico e dagli “interessi” più o meno palesi dei commentatori.
Di certo un colpo durissimo per la Cultura genovese a pochi mesi dalle elezioni amministrative ma, soprattutto, in piena campagna di progettazione per la nuova stagione primaverile-estiva di mostre e rassegne.
La rinuncia di un tassello fondamentale per le scelte strategiche della città, sul piano della Cultura e della conseguente attrazione turistica, non può certo passare in sordina.
In attesa che sia lo stesso interessato, con una comunicazione ufficiale, a “spiegare” il suo gesto – se lo riterrà opportuno – si scatenano le “letture”, le “interpretazioni” (a volte sul filo della fantascienza) che si possono leggere e ascoltare negli ambienti vicini al mondo della Cultura.
C’è chi parla di “frizioni” con i vertici del Comune e chi di dissidi interni ma, al di là delle motivazioni che possono aver mosso un professionista del calibro di Boccardo ad una decisione tanto drastica, il problema per la città è molto grande e sarebbe necessario un chiarimento pubblico per evitare che Genova si presenti alla prossima stagione turistica, quella più proficua perché tradizionalmente vede calare lo spettro del coronavirus, con proposte adeguate e che possano davvero attrarre nel capoluogo ligure quel turismo d’elite che porta denaro e mette in moto un circolo virtuoso per l’economia cittadina.
Con buona pace dei personaggi in cerca del loro momento di celebrità e che ricamano su vicende spiegabili in modo semplice con letture dei fatti più o meno “addomesticate” alle esigenze (e ai desiderata) di chi vuole mestare nel torbido.
nella foto il celebre dipinto de “la cuoca” di Bernardo Strozzi, custodito a Palazzo Rosso