Sestri Levante (Genova) – In gergo tecnico si chiamano “ghostnet”, letteralmente “reti fantasma” e sono una delle trappole più micidiali per pesci e animali marini ma possono trasformarsi in un pericolo mortale anche per i subacquei. I volontari di Sea Shepherd e Reef Alert Network con il supporto di Ogyre per la differenziazione e lo smaltimento,
ha rimosso due reti fantasma per un totale di ben 240 kg di rifiuti marini sul promontorio di Punta Manara.
Le reti rimosse mettevano a rischio il corallo Gerardia Savaglia, tra i più rari e antichi
del Mar Mediterraneo nonché uno dei più longevi del pianeta Terra
Le attrezzature da pesca costituiscono oltre il 48% delle plastiche trovate nelle “isole
galleggianti dei rifiuti” e, nel solo Mediterraneo, rappresentano il 10% di tutti i rifiuti
marini, per un totale di oltre 4.000 tonnellate stimate che finiscono in mare ogni anno
Durante l’intervento sono state trovate una rete ad imbrocco di circa 100 metri e una rete a strascico di circa 40 metri finite in una secca vicino alla costa di Punta Manara.
La secca di Punta Manara, all’interno del Golfo del Tigullio, è infatti riconosciuta come sito a
elevato interesse ecologico grazie alla varietà e alla ricchezza delle sue comunità marine
ed è dichiarata come sito di interesse comunitario (SIC).
Le reti rimosse mettevano a rischio in particolare le dense colonie di falso corallo nero Savalia Savaglia, tra i più rari e antichi del Mar Mediterraneo nonché uno dei più longevi del pianeta Terra. L’area di Punta Manara è infatti un sito importante anche dal punto di vista storico, in quanto fu proprio qui che, nel 1958 questa, rara tipologia di corallo fu avvistata per la prima volta nei mari italiani dal pioniere della subacquea Gianni Roghi.
L’operazione Punta Manara si inserisce all’interno della più ampia Campagna Ghostnet di
Sea Shepherd che si focalizza e combatte l’enorme problema degli attrezzi da pesca
abbandonati in mare: reti, lenze, nasse, ami, piombi e qualunque attrezzatura ittica
deliberatamente o accidentalmente abbandonata in acqua.
Le attività di rimozione delle reti da pesca hanno impegnato tre giornate di lavoro, dal 9 all’11 maggio, impiegando complessivamente tre team di immersione (due squadre subacquee di Reef Alert Network e una del team Ghostnet) e il supporto dell’equipaggio
dell’imbarcazione di Sea Shepherd “Conrad” in assistenza di superficie. L’intervento è stato
reso possibile anche grazie alla collaborazione del Comune di Sestri Levante, della
Capitaneria di Porto di Santa Margherita Ligure e dell’Ufficio Locale Marittimo di Riva Trigoso e Moneglia.
“Siamo profondamente orgogliosi dell’intervento svolto a Punta Manara, sia per l’importanza del sito ora bonificato sia perchè l’opera di Ghostnet si rivela sempre più incisiva nel rovesciare le sorti dei nostri mari, e pertanto della nostra stessa sopravvivenza”, dichiara Enrico Salierno, campaign leader di Ghostnet e membro del Board of directors della Fondazione Sea Shepherd Italia.
“La biodiversità marina è il nostro scudo, la nostra protezione contro l’estinzione; se la biodiversità marina verrà meno, verranno a mancare le condizioni che permettono la vita umana sulla terra”.
La segnalazione delle due reti nell’area interessata è avvenuta circa un anno fa, nella
primavera 2022, da parte dei subacquei di Reef Alert Network, che, dopo aver condotto una
valutazione di impatto ambientale sulla biodiversità delle reti per valutarne la rimozione,
hanno poi contattato Sea Shepherd per coordinare il recupero subacqueo e fare assistenza
di superficie.
A farsi carico delle attività di differenziazione e smaltimento dei rifiuti recuperati è Ogyre, la
startup italiana che ha implementato un modello di “fishing for litter” con l’aiuto dei pescatori locali per ripulire gli oceani dai rifiuti marini. Le reti, che insieme al loro contenuto
concorrevano all’inquinamento e allo sterminio della fauna marina, a causa dell’alto livello di usura termineranno ora il loro ciclo vitale come rifiuti e saranno destinate al corretto
smaltimento. È importante ricordare che molti rifiuti marini possono però sperare in nuova
vita e trovare potenzialità di riciclaggio e impiego anche per la termovalorizzazione.
“Poter lavorare al fianco di Sea Shepherd ci riempie di orgoglio, non solo perché
condividiamo gli stessi valori di sostenibilità e dedizione alla salvaguardia del mare e degli
ecosistemi marini, ma soprattutto perché ci ha permesso di portare a termine un lavoro di
squadra che dà ancor più significato al lavoro quotidiano che realtà come le nostre svolgono
ogni giorno”, commenta Antonio Augeri, co-founder di Ogyre. “Con Ogyre dimostriamo
che si può prendere parte alla salvaguardia del mare anche dalla terraferma, pensando ai
rifiuti in ottica di riciclo e rigenerazione e con l’obiettivo di voler massimizzare la sostenibilità attraverso un modello generativo circolare”.
Le ghostnet – ossia le reti o le attrezzature da pesca fantasma – costituiscono oltre il 48%
delle plastiche trovate nelle “isole galleggianti dei rifiuti”, rappresentano il 70% del peso di
tutti i detriti macroplastici in mare. Nel solo Mediterraneo il 10% di tutti i rifiuti marini derivano da attrezzature da pesca perse o abbandonate, per un totale di oltre 4.000 tonnellate stimate che finiscono in mare ogni anno.
Scaricate, abbandonate o perse nelle acque, le reti fantasma si trasformano nel tempo in
grovigli di plastica e fanghiglia che diventano un vera e propria trappola senza scampo per
migliaia di pesci, uccelli, cetacei, ma anche invertebrati e tartarughe marine.
Per la loro conformazione, danno infatti il via a un vero e proprio ciclo distruttivo: impigliandosi negli scogli, soffocano i pesci e uccidono i coralli, una volta appesantite si adagiano sul fondale, dove, una volta ripulite dalle carcasse a opera degli “spazzini”, risalgono in superficie per ricominciare il loro corso di morte e distruzione dell’ecosistema che incontrano.