Nada CellaChiavari – Qualcuno potrebbe aver aiutato Annalucia Cecere, l’ex insegnante nuovamente indagata per l’omicidio di Nada Cella il 6 maggio 1996, a trasferirsi in Piemonte e potrebbe averle fornito denaro per pagare l’affitto di casa e l’acquisto del mobilio. A rivelare i sospetti degli inquirenti il quotidiano Il Secolo XIX in edicola oggi e che ricostruisce le ultime fasi delle indagini riaperte sul cold case della ragazza uccisa.
Insieme a Cecere, già entrata e uscita dalle indagini all’epoca dei fatti, sono nuovamente indagati per falsa testimonianza il commercialista Marco Soracco, anche lui entrato ed uscito dalle precedenti indagini e la madre di lui, Marisa Bacchioni.
Secondo quanto rivelato dal quotidiano genovese, l’indagata potrebbe essere stata aiutata a trasferirsi in Piemonte, dove vive attualmente, da qualcuno che le avrebbe fornito denaro per prendere in affitto una abitazione ma anche per arredarla. Una somma che non sarebbe passata attraverso conti bancari e per questo molto più difficile da dimostrare, anche nella eventualità che si sia trattato di denaro donato per qualche motivo da terzi.
I sospetti ricadrebbero sia sul commercialista, che secondo le ipotesi investigative potrebbe aver scoperto l’indagata sul luogo del delitto ma avrebbe scelto di non rivelarlo per un qualche interesse o per nascondere qualcosa, oppure sugli ambienti religiosi che l’indagata frequentava attivamente essendo anche stata aiutata dalle suore nei perodi più difficili della sua vita.
L’intento degli inquirenti è quello di capire chi abbia eventualmente aiutato Cecere a trasferirsi visto che le somme necessarie erano fuori dalla portata della donna, all’epoca dei fatti. Un aiuto che potrebbe avere natura benevola, nel caso di un benefattore che avrebbe aiutato una persona in difficoltà a cambiare ambiente dopo le accuse (decadute) su un suo ruolo nell’omicidio, ma anche “interessate” nel caso in cui chi ha pagato le somme, abbia voluto allontanare l’indagata – ormai uscita dalle indagini – dalla città.
Le indagini, ormai chiuse per la seconda volta, potranno portare ad un rinvio a giudizio per la donna nuovamente indagata, oppure in una nuova archiviazione che scagionerebbe, ancora una volta, tutti gli indagati.