Genova – I dehor creati durante il covid per agevolare le attività commerciali che perdevano spazio per la vendita potrebbero diventare “stabili” per almeno 10 anni. La discussione sulla proposta è arrivata nella sala rossa del Comune scatenando accese polemiche tra maggioranza ed opposizione.
La proposta del Comune è quella di trasformare un provvedimento di emergenza, nato in un momento nel quale c’era l’esigenza di ridurre gli assembramenti e di dare quindi un “aiuto” ad attività a rischio chiusura, a titolo di compensazione, in un “liberi tutti” per occupare suolo pubblico, parcheggi, piazze, e spazi normalmente fruibili e liberi da ingombri con attività private.
Il tema, solo apparentemente marginale, nasconde in realtà una profonda trasformazione di spazi pubblici, destinati ai Cittadini tutti, in aree a disposizione dei commercianti che, pagando una certa somma al Comune, priverebbero tale area della sua funzione, appunto, pubblica.
Un tema particolarmente delicato soprattutto laddove si ha carenza di spazi, di posteggi come di aree pubbliche e dove l’attività di singole aziende diverrebbe “prioritario” rispetto alla civica esigenza di spazi liberi e utilizzabili dalla collettività.
A scatenare il dibattito l’interpellanza del consigliere del Partito Democratico Simone D’Angelo che domanda: “Si interrogano il sindaco e la giunta in merito al ‘Regolamento di occupazione suolo pubblico per area annessa ad esercizio di somministrazione di alimenti e bevande’ (c.d. dehors) preannunciato 12 mesi addietro”.
Al consigliere comunale ha risposto l’assessore al Commercio del Comune di Genova Paola Bordilli.
«Non è un tema di 12 mesi fa – ha dichiarato Bordilli – ma un tema che si prolunga da anni attraverso i “dehors Covid” che, voglio ribadirlo, ha visto nel 2023 il prolungamento della deroga che era stata rilasciata a livello governativo. Non si parla di un nuovo regolamento, ma di linee guida da recepire, che abbiamo condiviso con le categorie. Il regolamento c’è già ed è del 2010. Lei ha detto che questo è un testo in elaborazione, ma è un testo che è stato condiviso con la categoria interessata e con la soprintendenza”.

Secondo le nuove direttive, quindi, chi oggi vuole un dehor definitivo può ottenerlo per 10 anni presentando una apposita domanda”.
Di fatto l’assessore Bordilli ha confermato le preoccupazioni di molti Comitati e associazioni che si occupano della tutela paesaggistica e ambientale ma, soprattutto, di chi già considerava la decisione di togliere posteggi alla collettività, per darle in concessione a privati, una “eresia” ed una ingiusta prevaricazione dei diritti dei Cittadini a poter usufruire liberamente di quegli spazi che, prima del Codid e delle esigenze di garantire una contropartita a chi perdeva fisicamente spazio di vendita e attività.

Quartieri come quello della Foce, di Marassi, del Centro Storico e molti altri, quindi, potrebbero veder ceduti gli spazi dei dehor a concessioni decennali che, per molti osservatori, equivalgono a quanto avviene per le spiagge e le concessioni balneari. Una sorta di “privilegio” per alcune categorie.
Dubbi che non sono stati risolti neppure con la diffusione delle “tariffe” che verrebbero corrisposte a titolo di contropartita per gli spazi che la collettività, di fatto, perderebbe.
Risulta evidente a tutti, infatti, quale che sia l’opinione in materia, che se le somme al metro quadro fossero in linea con i prezzi di mercato degli affitti, per il Comune sarebbe un affare e per la Collettività una contropartita che genererebbe risorse per altri servizi a compensazione ma se, invece, le tariffe fossero basse o non in linea con il Mercato, il danno per la collettività diverrebbe palese e con esso l’ombra che la concessione dei dehor possa sembrare qualcosa di diverso da un “affare”.
La possibilità di disporre di aree pubbliche era del resto possibile anche prima del Covid ma l’uso che se ne faceva era ben più ristretto di quanto avviene ora, specie in aree di pregio, con piazze pubbliche “occupate” da attività e con decine di parcheggi pubblici, sottratti al loro scopo senza compensazione numerica, ad esempio, a scapito delle Aree Blu.
La maggioranza che guida palazzo Tursi sembra marciare a testa bassa su questo provvedimento, senza ascoltare le istanze di chi nella faccenda difende i diritti dei Cittadini e non delle aziende e la discussione si è infiammata e sembra destinata a farlo anche di più mano a mano che il provvedimento entrerà “nel vivo”.

“Stiamo codificando le norme condivise nelle conferenze – ha proseguito Bordilli – insieme agli uffici Commercio, Mobilità, Polizia locale e Soprintendenza, per dare un maggior decoro a ciò che bar e ristoranti possono realizzare. Questo verrà confermato con le linee guida”.

Al momento la situazione è questa: i dehor Covid e quelli definitivi resteranno sino a fine anno e non è dato sapere se a fronte o meno di un corrispettivo e il Comune sta lavorando sulle linee guida date dal Governo e potrebbe presto esserci un disegno di legge.
Da capire se a favore dei genovesi tutti o di singole attività o categorie commerciali.