Liguria – Cresce il numero di esemplari di Lupo Appenninico anche nei boschi della nostra regione e cresce, fortunatamente solo tra i meno informati, la paura ingiustificata, residuo duro a morire di un’infanzia di fiabe dove il “cattivo” ha quasi sempre le fattezze del Lupo.
Una paura alimentata da sedicenti “esperti” spesso in conflitto di interessi, perché “vicini” a quegli ambienti che spingono affinché si possa tornare a sparare a quell’incubo del passato o, peggio, ad un “concorrente” che sta rimettendo ordine laddove c’era il caos, ovvero nei nostri boschi dove la crescita e la diffusione di cinghiali, caprioli e daini, senza predatori naturali, aveva raggiunto livelli preoccupanti e causava danni per milioni di euro come denunciato per anni proprio da chi oggi si scaglia contro l’unica soluzione naturale a quel caos.
Una verità diversa, fortunatamente suffragata da prove evidenti e incontestabili, la offre invece chi, posizionando fototrappole nei boschi, i Lupi li segue in quello che fanno quotidianamente e non “per sentito dire”, citando a caso dati selezionati per creare allarmismo invece di spiegare che la convivenza non solo è possibile ma è anche l’unico modo per “riportare ordine nei nostri boschi”.
Tra gli osservatori più informati sul Lupo e sulle sue abitudini si possono citare i ragazzi di Fototrappolaggio Liguria, che ogni giorno postano video e immagini nelle quali non si vede nulla della “narrazione” che qualcuno vorrebbe far passare per quanto avviene nei boschi e sui monti della Liguria. Nessuna aggressione ad esseri umani, casi isolati e prevedibili di predazioni ai danni di animali domestici e predazione, invece, di cinghiali, caprioli e daini, causalmente le “prede” più ambite di chi da sempre considera i lupi “concorrenti”.
“Il Lupo Appennico – raccontano Simone Rutella e Gianfranco Dellacasa, più noti con il gruppo Facebook “Fototrappolaggio Liguria – era stato quasi eradicato (sterminato, ndr) nel secolo scorso, in quanto considerato specie nociva. La società del passato era prevalentemente rurale, con allevatori e agricoltori, e secondo la mentalità dell’epoca, tutto ciò che poteva arrecare danni all’uomo doveva essere eliminato. Quindi il lupo era presente proprio una lista di animali cosiddetti “nocivi” in compagnia di faine, tassi, volpi e altri”.
E infatti la sorte del lupo fu comune anche alle altre specie. Il bosco era stato eliminato per dare spazio a zona di pascolo e agricole.
Con lo spostamento graduale dalle campagne alle città la situazione è però cambiata: laddove erano presenti zone d’allevamento e agricole è tornato il bosco. E di conseguenza sono ritornati i selvatici che hanno ritrovato un ambiente idoneo.
Il lupo nel frattempo era rimasto a contare circa 100 esemplari nell’Appennino Centro meridionale e con le leggi di conservazione il fiero predatore è riuscito a sopravvivere e non estinguersi, ritornando oggi ad essere presente nelle zone d’Italia che lo ospitavano un tempo.
“È tornato da solo, senza reintroduzioni – spiegano i ragazzi di Fototrappolaggio Liguria – Il suo ritorno è stato agevolato dal fatto che è un animale schivo, che ha paura dell’uomo e cerca di evitarlo il più possibile se può. La dispersione ha avuto un ruolo chiave in questo: i giovani che raggiungono la maturità sessuale si staccano dal proprio nucleo familiare d’origine per trovare una zona libera e un partner per fondare un nucleo familiare nuovo. Tutto questo funge da selezione naturale, solo i lupi più forti riescono nell’impresa, e la mortalità nel periodo della dispersione è elevatissima, per bracconaggio, a causa di uccisione da parte di altri lupi che difendono il loro territorio invaso e altro”.
Essendo un animale territoriale, in una zona sarà presente un nucleo familiare con un numero di Lupi adeguato e collegato al numero di esemplari e di specie presenti.
“Per questo motivo – spiegano con forza Simone Rutella e Gianfranco Dellacasa – il lupo non aumenterà mai all’infinito. Ha limiti spaziali e di risorse, ed è il numero di prede che regola il numero dei predatori, non il contrario”.
Falso, quindi, affermare che il numero dei lupi è destinato a crescere sino a rappresentare un pericolo per la fauna. In Natura, lo sanno anche i bambini, ci sono equilibri che si sono sviluppati in milioni di anni e solo l’Uomo, inteso come umanità, è un animale in grado di alterare questi equilibri, in genere causando disastri che sono sotto gli occhi di tutti. Ovviamente di chi vuole vedere.
“Alcune volte vengono avvistati lupi sulle strade, ripresi tra l’altro da persone che li inseguono letteralmente con le auto con il telefono in mano mentre guidano e commettono una serie di reati e di infrazioni del codice stradale – spiegano ancora i ragazzi di FotoTrappolaggio Liguria – Questi lupi vanno in strada, nella maggior parte dei casi per evitare i nuclei familiari presenti nel bosco adiacente, che altrimenti li ucciderebbero, e poi rientra appena ha superato il pericolo”.
Per Fototrappolaggio Liguria “sono troppi invece gli articoli allarmistici che nei loro titoli contengono sempre “allarme”, “lupi vicino alle case” o simili. Il lupo non è pericoloso per l’uomo, il lupo ha paura e cerca di non farsi mai vedere. Io e Gianfranco andiamo tutto l’anno in vari boschi della Liguria dove sono presenti 8-10 individui per nucleo familiare, e non li abbiamo praticamente mai visti. Ci sentono arrivare da chilometri di distanza e non si fanno vedere. Ora spuntano come funghi casi di aggressione all’uomo: la maggior parte di questi sono stati poi attribuiti ad attacchi da cani vaganti, non gestiti nel modo corretto da padroni negligenti. I pochi casi confermati riguardavano invece lupi confidenti, come il caso di Vasto, dove il comportamento del lupo era anomalo”.
Peraltro l’animale di Vasto, una lupa per la precisione, è stata poi catturata, a riprova del fatto che non esiste alcun “ambientalismo consenziente” e che laddove esistano reali problemi di sicurezza, lo Stato interviene già e se non lo fa significa che quel pericolo non esiste.
“Questi comportamenti anomali – spiegano ancora i giovani ricercatori – non possono essere presi in considerazione per caratterizzare tutta la specie. Aggressioni che non sono state atte a predare, ma probabilmente perché esigevano del cibo, abituati a riceverlo dalle persone. Ricordo che il morso di un lupo non è come quello di un cane. Se vuole davvero fare del male altro che morsetto! Questi sono comportamenti che emergono nel momento in cui qualcuno fornisce loro del cibo, rendendoli di fatto confidenti”.
Sta dunque alle persone dunque non fornire cibo, non solo ai lupi ma a tutti i selvatici. Dare cibo ad un selvatico è la cosa più sbagliata da fare, loro sono perfettamente in grado di provvedere a se stessi e nei boschi c’è cibo in abbondanza e la sua eventuale scarsità “regola” in modo naturale la popolazione selvatica.
Nell’enorme quantità di video e foto raccolte, mesi e mesi di riprese, si può accertare facilmente che le prede maggiormente consumate dai lupi sono le specie selvatiche.
Questo, ovviamente, non significa che non sia possibile un attacco diverso. Solo che è statisticamente e numericamente “irrilevante” nelle abitudini del Lupo.
“Essendo un predatore opportunista – spiegano i ragazzi di FotoTrappolaggio Liguria – approfitta di cibo facile per risparmiare più energie possibili: meglio predare una capra non custodita adeguatamente che un capriolo. I cani vanno tenuti al guinzaglio, non solo per la loro sicurezza, ma anche per la sicurezza degli altri selvatici. I cani che possono essere uccisi dai lupi sono quelli gestiti male, magari tenuti nel giardino la notte (alcuni alla catena). Chi lascia i cani nel giardino la notte, sapendo che nella zona ci sono lupi si deve assumere le proprie responsabilità”.
Per non parlare poi dell’epidemia di cani da caccia che ora sembrano predati solo dai lupi.
La maggior parte delle uccisioni dei cani durante la caccia vede responsabili i cinghiali, che possiedono denti affilati e possono fare facilmente a brandelli un cane anche di grosse dimensioni. Ma se a squartare il cane è un cinghiale – fa parte del gioco – mentre se lo facesse un lupo è una barbarie cui porre fine. Ovviamente sparando.
Ora con il declassamento del lupo si apre la possibilità di fare abbattimenti annuali. Alcuni allevatori sono contenti perché pensano che non subiranno più predazioni.
“Questo non è affatto vero – spiegano Simone Rutella e Gianfranco Dellacasa – sparare agli individui di un nucleo familiare creerà solo degli squilibri tali che potrebbero indirizzarsi ancor di più nei confronti delle specie d’allevamento, semplicemente perché è più facile.
Inoltre in assenza di misure preventive adeguate che ci siano 10 lupi o solo 2, nulla cambia all’allevatore, che continuerà quindi a subire predazioni”.
Anche un solo lupo può potenzialmente eliminare in una sola notte tutti gli animali in una stalla, e poi magari mangiandone uno solo. Questo fenomeno chiamato overkilling (sovra uccisione) in natura è rarissimo: avviene invece nelle zone d’allevamento con spazio limitato dove il lupo si ritrova in un piccolo spazio con tutti gli animali che fuggono da tutte le parti, e lui ha l’istinto dunque di ucciderle tutte”.
Numerosi studi nei paesi dove attuano gli abbattimenti dei lupi per gli allevatori, hanno dimostrato che non hanno alcuna utilità nel lungo termine, ad esempio uno studio condotto in Svezia. Studio corredato da dati prove e conclusioni. È così che si fa uno studio scientifico. Invece purtroppo su questi temi si fanno nella maggior parte dei casi “chiacchiere da bar” (o ad oggi “da social”)”.