Ventimiglia – Forse non tutti sanno che, a Grimaldi, frazione del comune di Ventimiglia, è vissuto a lungo un personaggio controverso che è stato accostato nel tempo al dottor Frankenstein per la sua ricerca dell’elisir dell’eterna giovinezza ma anche per i suoi misteriosi studi sulla possibilità di impiantare testicoli di scimmia nel corpo umano.
Miti e leggende – e forse anche un pò di malignità – hanno accompagnato la vita di Serge Voronoff, medico e ricercatore, famoso per la sua villa di Grimaldi ma, ancor più, per le sue gabbie con decine di scimmie e per i suoi studi di anatomia e sui trapianti di organi animali sull’uomo.
In particolare Voronoff divenne celebre al suo tempo per le dichiarate virtù rigeneratrici di interventi di trapianto di parti di testicoli di scimmia nel corpo di uomini anziani che, come per magia, avrebbero ripreso vigore e capacità fisiche degne di un ventenne.
Le sue ricerche sono state prima accompagnate da sensazionalismo, poi da diffidenza ed infine dal mistero poichè nella zona iniziarono a circolare voci su incroci innaturali tra uomini e scimmie, storie di fantomatici avvistamenti di esseri mostruosi metà primate e metà essere umano e, ancora, di raccapriccianti esperimenti sui corpi di esseri umani cui sarebbero stati trapiantati gli organi genitali di gorilla e scimpanzè.
Abbastanza per richiamare folle di curiosi e per tramandare nel tempo una serie di voci mai del tutto sopite.
Del caso del dottor Serge Voronoff si è occupato anche lo scrittore-ricercatore storico Enzo Barnabà, che, nel suo nuovo libro, “Il sogno dell’eterna giovinezza”, si è calato nei panni di Serge Voronoff e ne ha esaminato la vita e le opere.
Chi era questo personaggio e come ha fatto a diventare la sua mente e la sua penna?
Di Voronoff sentii parlare a Roma da un biologo molti anni fa: mi fu presentato come lo scienziato che, i tempi della Belle Epoque, faceva sì che i vecchi miliardari buttassero alle ortiche l’elegante bastoncino con cui erano entrati in clinica e si dessero alla pazza gioia. Può immaginare il mio stupore quando, una ventina di anni fa, son venuto ad abitare a Grimaldi accanto alla sua villa che quotidianamente scorgo sotto le mie finestre. Fu naturale per me cercare di saperne di più documentandomi a 180 gradi, visto che nulla di convincente era stato scritto su di lui. Quando Facebook fece la propria apparizione creai una pagina nella quale misi a disposizione dei curiosi il risultato delle mie ricerche: foto, copertine e brani di libri, filmati, canzoni, articoli, ecc. Leggendo migliaia di pagine sue o su di lui presi a mettere a fuoco il personaggio e ad identificarmi con lui. Per me è un processo naturale: nel romanzo “Le Ventre du python”/”Il Ventre del pitone” mi sono identificato con la protagonista-voce narrante, che, a triplo titolo, è diversa da me (donna, giovane ed africana); nel “Partigiano di Piazza dei Martiri” mi sono identificato con i due narratori: il partigiano “Ciro” e suo figlio Giulio.
“Il sogno dell’eterna giovinezza” è la prima “autobiografia in italiano di Serge Voronoff. Il sottotitolo del libro recita “Vita e misteri di Serge Voronoff” (http://infinitoedizioni.it/prodotto.php?tid=272) . Quali misteri aleggiano intorno alla sua figura?
Attorno a lui aleggiano mille leggende. Anni fa, fu organizzato un incontro intitolato “Il castello del conte Voronoff” ed eccolo trasformato in un parente stretto di Dracula.
In realtà non si tratta di castello, ma di una villa ottocentesca e Voronoff non possedeva alcun titolo nobiliare.
Ogni tanto circolano voci di discendenti di scimmioni sfuggiti dalle gabbie della villa che si aggirerebbero tra le campagne di Grimaldi.
Talvolta si tratta di mostruosi ibridi nati nei sotterranei della villa, sotterranei che ingenui turisti vorrebbero visitare per scoprirne i misteri.
Voronoff innestava sull’uomo fettine di testicoli di scimpanzé. Per la fantasia popolare, si trattava invece di membri integrali, naturalmente di gorilla.
Da qui il fiorire di numeri di avanspettacolo, di vignette osé e di barzellette da caserma. Si diceva che si fosse auto trapiantato e che a questo era dovuto il suo successo con le donne e in particolare con Gerty, la sua ultima e bella moglie, di 49 anni più giovane.
In una canzone di Fred Buscaglione si parla di un siero capace di risolvere ogni tipo di problemi, soprattutto di ordine sessuale. Il fatto che Voronoff trapiantasse un terzo testicolo ai montoni e ai tori fece sognare vertiginosi incrementi della produzione di carne e di lana, capaci di potenziare i PIL degli stati e di risolvere problemi planetari. Quando pensò poi di innestare un terzo testicolo ai bambini si credette che l’avvento del superuomo fosse alle porte. Per fortuna non se ne fece nulla.
Voronoff stimava molto Mussolini, e a sua volte il duce stimava molto l’ebreo russo. Poi nel 1938 il regime approva le leggi razziali e Voronoff e la sua famiglia diventano improvvisamente dei perseguitati. Come poté salvarsi dalla persecuzione fascista a differenza della sua famiglia?
Mussolini nel 1923 si definì “il Voronoff dell’Italia”. Questo riempì di orgoglio lo scienziato e lo si può capire. In gioventù, in Russia, Voronoff aveva fatto un paio di settimane di prigione perché socialista. Se fa pervenire a Mussolini, tramite il prefetto di Imperia, uno dei suoi libri con dedica piena di ammirazione, se nel 1935 dona “alla Patria” (peraltro non sua) non la fede ma un chilo d’oro, forse non lo fa per simpatie fasciste ma per tenersi buono il regime.
Nel 1938 viene espulso dall’Italia in quanto ebreo straniero, ma resta stranamente padrone della villa che gli vene sequestrata solo nel 1940 perché proprietà di “suddito di potenza nemica” e cioè francese.
Nel 1939 pensò bene di lasciare l’Europa, dove il clima era diventato pesante (la stampa italiana e parte di quella francese era caduta nel più violento delirio antisemita), per andare a vivere a New York assieme alla giovane moglie. Non così due suoi fratelli che furono deportati ad Auchwitz dove morirono gasati.
Per quale motivo la figura di Serge Voronoff, con il tempo, è stata dimenticata dopo un periodo di grande fama e celebrità?
Voronoff fu davvero uno dei personaggi più popolari del proprio tempo. In Italia e in Francia venne usato il verbo “voroniffizare/voronofizer” che significava “ringiovanire”.
Ispirò scrittori quali Svevo, Bulgakov o Conan Doyle. Fu detto che ciò che connotava il ventesimo secolo erano i grattacieli americani e le operazioni di Voronoff.
Negli anni Venti ebbe un grande successo anche perché interpretò l’ottimismo che fece seguito alla prima guerra mondiale, con annesso il desiderio di colmare i vuoti creati dalla guerra. Non così nel decennio successivo quando l’atmosfera si fece più cupa. A questo clima che non invitava a sognare si aggiunse la constatazione che i risultati degli xenotrapianti erano lungi dal mantenere le promesse.
La delusione spinse l’opinione pubblica francese (incline a cartesiane concretezze) verso un rapido oblio. In Italia il processo fu molto più lento, ma l’oblio arrivò anche da noi. Le successive ricerche sul cancro non diedero risultati apprezzabili e non riuscirono a far accendere i riflettori su un Voronoff che si avviava verso la fisiologica decadenza causata dal peso degli anni.
Nel libro sono presenti numerose immagini che attestano le ricerche di Voronoff e i suoi esperimenti su alcuni pazienti. Le sue ricerche hanno avuto qualche importanza per la medicina contemporanea o Voronoff era – come qualcuno sosteneva a suo tempo – un impostore?
Il lavoro di Voronoff si inserisce in una vasta corrente sperimentale che ebbe parecchi protagonisti in Europa e in America all’inizio degli anni 1920.
Non si conosceva il rigetto che però si scatenava implacabile non appena il sangue perveniva al tessuto trapiantato. Se non si formavano i neocapillari e il sangue non arrivava, il tessuto andava invece in necrosi. Gli esiti positivi degli interventi si spiegano con l’effetto placebo: non a caso si dice che il primo organo sessuale sia la mente.
Voronoff pagò più di altri come più di altri aveva beneficiato del successo. Pro e contro dell’esposizione mediatica della quale il chirurgo franco-russo seppe usufruire come pochi altri.
Negli ultimi anni si è ripreso a parlare di Voronoff soprattutto a causa dell’AIDS: le sue operazioni sono state uno dei veicoli della penetrazione in Europa del terribile morbo?
Più che la cronologia è la zona di provenienza delle scimmie donatrici ad escluderlo. Secondo gli ultimi sudi, Voronoff va assolto. Se non altro per insufficienza di prove.
Quale è stato il suo rapporto con Ventimiglia?
Quando nel 1951 Serge Voronoff morì, la “Voce Intemelia” lo definì “nostro cittadino onorario” e gli dedicò un corposo coccodrillo. Non aveva torto, il chirurgo franco-russo (da poco ricchissimo grazie al provvido decesso della seconda moglie, una petroliera americana) aveva acquistato nel 1925 la villa di Grimaldi soprattutto a causa del parco dove pensava di creare una “fattoria di scimmie”, una specie di fabbrica di pezzi di ricambio degli organi umani logorati. Le scimmie africane costavano care e quindi aveva pensato di allevare i primati in Europa. Aveva cercato un luogo idoneo per tutta la Costa Azzurra e si era imbattuto nella tenuta di Grimaldi.
Una scelta casuale, che finirà però per legarlo alla frazione e a Ventimiglia. Spesso veniva in città a scambiare quattro chiacchiere col farmacista Azzaretti che era uno dei suoi collaboratori.
Si spargeva subito la voce e i ragazzini correvano a sbirciare al di là dei finestrini della sua Rolls per verificare se assomigliasse a una scimmia, visto che (così si pensava) si era autotrapiantato dei testicoli di gorilla.
Le sue scimmie (un’ottantina) si trovavano in gabbie ancora oggi ben visibili, che si affacciano sulla via Aurelia e suscitavano grandi curiosità: basti pensare che i genitori solevano dichiarare ai bambini di Ventimiglia e di Mentone: “Se fai il bravo, domenica ti porto a vedere le scimmie di Voronoff”.
Elio Lanteri in una gustosa pagina ci parla dell’attrazione particolare che i bambini avevano per Teodoro, la scimmia ammaestrata cui Voronoff faceva indossare delle braghe bianche.
Quando si bussava alla sua porta in cerca di finanziamenti per opere di beneficenza non si tirava indietro.
Massone, aveva buoni rapporti con la loggia dei “Persistenti” : quando il fascismo sciolse l’organizzazione, faceva entrare i membri della loggia intemelia nella sua villa e li faceva uscire da un cancello che si trovava dopo la dogana, in modo che potessero andare a riunirsi senza intoppi nei locali della loggia di Mentone.
Fu eletto presidente onorario della SOMS di Grimaldi cui donò la bandiera tuttora in uso. Il Comune di Ventimiglia gli ha dedicato una strada.
A questo proposito, desidero ricordare di avere recentemente donato alla Biblioteca Aprosiana i libri di e su Voronoff e i documenti che ho collezionato negli anni. Visto che la biblioteca possedeva già del materiale, adesso essa dispone di un fondo abbastanza rilevante. In altre parole, chi – in Italia o all’estero – volesse scrivere una tesi di laurea sul personaggio non potrebbe non venire a documentarsi all’Aprosiana. È una piccola cosa che, assieme alle grandi come il MAR, può contribuire a dare a Ventimiglia un volto diverso da quello della città del mercato del venerdì.