Genova – Legambiente ha sottoposto al governo nazionale e locale la questione della gestione delle macerie del viadotto Morandi a Genova. Lo ha fatto inviando una nota stampa al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, al sindaco del comune di Genova Marco Bucci e, per copia conoscenza, al ministro dell’ambiente Sergio Costa e al ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli. “In questi giorni si è avuta una accelerazione nelle scelte che riguardano la demolizione del Viadotto Morandi, con l’annuncio che entro fine settembre sarà presentato un piano per la sua demolizione. Si è anche parlato di tecniche di demolizione, ma ancora nulla si è detto su cosa di vuole fare delle macerie”.
“Per Legambiente è fondamentale individuare come e dove si smaltiranno le migliaia di tonnellate di materiali provenienti dalla demolizione del viadotto e di eventuali edifici – si legge nella lettera indirizzata dal presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani e dal presidente di Legambiente Liguria Santo Grammatico alle istituzioni nazionali. locali. “Fondamentale così come è necessaria e propedeutica la relazione con gli sfollati che ancora oggi vivono una enorme incertezza sul loro futuro e col tessuto imprenditoriale colpito, che vanno coinvolti nella definizione del Piano”.
Sono quattro, in particolare, le questioni indispensabili che il piano dovrà chiarire: la gestione dei materiali pericolosi, di quelli da recuperare in maniera selettiva, l’utilizzo delle macerie, l’area in cui separare i materiali, la loro movimentazione e la destinazione finale.
“È importante – prosegue la lettera – che su temi così importanti, che possono da un lato ridurre l’impatto di queste fasi di cantieri nei confronti della città e dei cittadini e che dall’altro consentono di rafforzare le competenze nel riciclo di materiali in edilizia e di recuperare cave dismesse, si apra subito un confronto con la popolazione locale che ha dovuto abbandonare le proprie abitazioni il sistema delle imprese genovesi e liguri e con gli Enti Locali”. I due presidenti hanno messo a disposizione le rispettive competenze e le proposte dell’associazione per gestire al meglio la questione delle macerie, questo perché i materiali pericolosi provenienti dalla demolizione andranno gestiti con grande attenzione, a partire dall’amianto, per garantire la massima sicurezza dei lavoratori e la prevenzione di inquinamento nelle aree coinvolte durante la fase di demolizione. Per quelli che devono essere gestiti e recuperati in maniera selettiva, andranno rispettati gli obiettivi e il Protocollo che l’Unione Europea UE ha adottato per la gestione dei rifiuti da costruzione e demolizione. Molti di questi possono essere riciclati, come metalli, inerti e cemento, ma anche vetri, legno, plastiche e altro provenienti dagli edifici. Nell’eventualità fosse necessario demolire edifici e capannoni industriali, è necessario che il progetto di demolizione del viadotto individui anche i criteri per realizzare una demolizione selettiva degli stessi in modo da avviare i materiali alle diverse filiere di recupero e riciclo.
Le macerie provenienti dalla demolizione, in particolare negli edifici contengono per circa il 98% materiale inerte che, con opportuna lavorazione, può essere reimpiegato nelle costruzioni, nei movimenti terra o per riempire cave dismesse presenti anche nell’area di Genova. Occorre che il piano studi con attenzione le possibilità di riutilizzo dei materiali presenti nel viadotto e negli edifici che verranno demoliti, che elabori una stima della quantità di materiali, e che si individuino le aree di conferimento per il riciclo e riutilizzo o per il riempimento di cave dismesse, attraverso accordi con i proprietari e gli enti locali Inoltre, solo attrezzando un sito temporaneo il più possibile prossimo alle aree di demolizione dove selezionare per poi avviare al riciclo i vari materiali, e una attenta programmazione dei cantieri e in particolare del trasporto può evitare che si complichi ulteriormente la situazione del traffico nella città per il passaggio di migliaia di camion.