Genova – Nuovo vertice in Prefettura, oggi, per la commissione esplosivi chiamata ad autorizzare o meno l’uso delle micro cariche per demolire la pila 8 di ciò che resta del ponte Morandi crollato lo scorso 14 agosto uccidendo 43 persone.
Una riunione che probabilmente si concluderà come quella precedente: con un rinvio ad altra data perché mancano ancora risposte certe e valutazioni concrete sulla presenza (e quantità) di amianto nei materiali di costruzione del ponte.
Presenza che è stata confermata sia dai rilievi di Asl che di Arpal e che mettono in discussione l’uso dell’esplosivo poiché le polveri liberate e sollevate nell’aria sarebbero potenzialmente cancerogene perché contenenti amianto anche se in modesta quantità.
E se l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera comunque pericolosa anche la presenza di piccoli quantitativi, come confermato sulle pagine del sito dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro
occorre valutare anche il piano di emergenza predisposto dalle imprese appaltatrici che utilizzerebbero dei cannoni spara acqua, i cosiddetti “cannon fog” in grado di spruzzare una nuvola di goccioline finissime che imprigionerebbero gran parte delle polveri facendole ricadere a terra per effetto della gravità.
Un “trattamento” che limiterebbe la presenza di polvere ma non potrebbe azzerarla e, inoltre, aprirebbe un “caso” sulle polveri cadute a terra e che dovrebbero necessariamente essere raccolte e smaltite poiché contenenti a loro volta amianto.
Più probabile, quindi, un nuovo rinvio della data dell’eventuale esplosione al 20 marzo anche se inizia a farsi strada anche l’eventualità che l’uso dell’esplosivo venga del tutto abbandonato visto che anche il sindaco Marco Bucci, commissario alla ricostruzione, ha ribadito che “per prima cosa viene la salute dei cittadini”.