Genova – Una cassa di materiale esplosivo, risalente alla Seconda Guerra Mondiale, ritrovata nella cava Vecchie Fornaci utilizzata dalle imprese impegnate nella costruzione del Terzo Valico.
L’allarme per il ritrovamento, in un’area che sarebbe dovuta diventare un deposito delle terre di scavo di uno dei cantieri più grandi d’Italia, vicino a Genova, ha fatto scattare l’emergenza sminatori.
L’incarico è stato affidato alla genovese Drafinsub, società specializzata nel ritrovamento e nella bonifica di ordigni bellici e già impegnata nel cantiere del nuovo Ponte di Genova e, prima, nelle operazioni di dragaggio del porto di Genova.
«Avevamo avuto notizie che in passato nella cava fossero stati nascosti degli ordigni – racconta oggi Davide Napoli, il dirigente tecnico della Drafinsub impegnato sul Terzo Valico dei Giovi – e dentro una galleria, alle spalle di una montagna, abbiamo trovato questa cassa piena di munizioni».
La Drafinsub è una delle oltre 2.300 imprese (tra fornitori e subfornitori) che compongono la filiera impegnata nella costruzione del Terzo Valico dei Giovi accanto al Gruppo Webuild (capofila del Consorzio Cociv). Aziende per il 99% italiane impegnate nella costruzione di un’opera unica: una linea ferroviaria ad alta capacità veloce lunga 53 chilometri, che collegherà Genova a Milano in circa un’ora. Una vera e propria rivoluzione per il trasporto delle persone e delle merci che di fatto inserirà Genova nel corridoio intermodale europeo che arriva fino a Rotterdam.
Un impegno che la Drafinsub, società di Genova fondata nel 1984, sta portando avanti accanto a Webuild, proprio come fatto per la costruzione del Ponte San Giorgio, dove Drafinsub è stata incaricata delle bonifiche sui terreni dove sarebbero sorte le grandi pile.
«Noi siamo i primi a entrare in cantiere – spiega Davide Napoli – perché la rilevazione di eventuali ordigni bellici anticipa qualunque altra lavorazione».
Drafinsub è una ditta autorizzata dal Ministero della Difesa, iscritta all’albo bonifica ordigni bellici, e tutta l’attività viene portata avanti in collaborazione con il Quinto Reparto Infrastrutture di Padova, l’ufficio del dicastero che si occupa di bonifiche nell’area Centro-Nord del Paese.
«Prima di partire – racconta Napoli – il progetto di bonifica viene presentato al Quinto Reparto Infrastrutture, che lo approva richiedendo, in caso, alcune integrazioni. Ottenuta l’autorizzazione, entriamo nelle aree di cantiere e iniziamo la nostra ricerca. All’inizio superficialmente con una squadra di tre persone dotate di metal detector incaricate di verificare il primo metro di terreno; e poi a fondo con un escavatore munito di trivella attraverso il quale vengono fatte perforazioni verticali a copertura dell’intera superficie da indagare i. All’interno dei fori vengono poi inserite delle sonde, le quali sono parte integrante dei metal detector, che conducono le indagini fino a una profondità di sette metri».
In questo modo la Drafinsub, specializzata in bonifiche a terra ma anche in mare, setaccia il terreno vergine, quello che non è mai stato interessato da un precedente sviluppo urbanistico o infrastrutturale, e mette al sicuro il cantiere da eventuali rischi. Rischi possibili, soprattutto legati a ordigni che risalgono alla Seconda Guerra Mondiale.
«Qualora trovassimo un ordigno – spiega Napoli – la procedura prevede di chiamare immediatamente la stazione dei carabinieri più vicina e di avvisare tramite una pec la Prefettura e il Quinto Reparto del Ministero. In ultimo viene coinvolto il reggimento militare più vicino, nel caso di Genova il 32° Reggimento, che interviene con gli artificieri incaricati di gestire e far brillare l’ordigno».
Una volta terminate le bonifiche finisce il lavoro Drafinsub e il cantiere può essere avviato.
(nella foto la bomba ritrovata sotto al ponte della Ferrovia a Campoligure)