Chiavari – Ancora un ritardo per i risultati finali dei test genetici per il caso dell’omicidio di Nada Cella, la giovane trovata barbaramente uccisa nell’ufficio dove lavorava il 6 maggio del 1996.
A comunicarlo, ancora una volta, il genetista che si occupa del caso, noto alle cronache per aver fornito gli elementi per risolvere il caso di Yara Gambirasio, uccisa e abbandonata in un prato a Chignolo d’Isola, nel bergamasco.
Questa volta, a metterci lo zampino, sarebbe il Covid che ha infettato parte dello staff e che quindi ha rallentato l’esecuzione di test e prove sui materiali raccolti sullo scooter appartenente alla donna indagata per l’omicidio (già sospettata all’epoca dei fatti e poi scagionata) e sul bottone trovato sul luogo del delitto e che non apparteneva alla vittima e che assomiglia ad altri, dello stesso tipo, trovati invece in casa dell’indagata e mai sottoposti a controlli.
I risultati dovrebbero – il condizionale ormai è d’obbligo – uscire a metà luglio. Più probabilmente alla fine del mese e le prime indiscrezioni non sarebbero ottimistiche. Possibile quindi che il materiale esaminato non dia le risposte che erano attese e che l’indagata, già coinvolta nelle indagini e rilasciata per mancanza di prove, esca nuovamente dall’inchiesta con grande clamore visto che il suo nome è stato diffuso con ampia eco di Stampa.
A sperare ancora nella possibilità di una risposta al “Giallo di Chiavari” è la mamma di Nadia Cella, Silvana Smaniotto, che da 26 anni attende di sapere chi abbia ucciso la figlia nell’ufficio di via Marsala e soprattutto perché.
Domande che, purtroppo, potrebbero non avere una risposta.