La Spezia – Non è stata la peste suina ad uccidere il cucciolo di cinghiale trovato morto nel parco della Maggiolina dove sono rinchiusi da 10 giorni due famigliole di ungulati.
Gli esami dei periti veterinari ha escluso che ad uccidere l’animale sia stata la peste suina che minaccia i boschi della Liguria ormai da mesi.
Una “buona notizia” per chi sta cercando di far uscire vivi i cinghiali dal Parco ma il “mistero” resta tale perché non è chiaro cosa abbia ucciso il cucciolo e neppure se l’animale faccia parte del gruppo di cuccioli o se, come qualcuno sospetta, non fosse neppure presente nel parco. Un’ipotesi suffragata – sembra – dalla diversa età dell’animale trovato morto rispetto a quella degli altri cuccioli.
I risultati delle indagini veterinarie sono stati consegnati alla Procura e potrebbero rservare altre “sorprese”. Qualcuno sospetta infatti che l’animale non sia morto per cause naturali.
Resta il braccio di ferro tra autorità e istituzioni per il futuro dei cinghiali.
Su fronti opposti si affrontano coloro che chiedono il rispetto delle normative che prevedono l’abbattimento poiché non è possibile immettere gli animali nei boschi, con il pericolo di una epidemia di peste suina, e chi invece sostiene la soluzione “incruenta” con i cinghiali prelevati da personale specializzato e trasferiti nei boschi.
A sorvegliare il destino delle due famigliole di cinghiali, recluse da 10 giorni nel Parco della Maggolina, impossibilitati a spostarsi liberamente come farebbero allo stato brado, i gluppi ambientalisti che temono sia l’abbattimento generalizzato ma anche la possibilità che i cinghiali vengano trasferiti in campi di allenamento per cani da caccia – come spesso avviene in circostanze come queste – dove i cuccioli sarebbero sottoposti a una vera e propria “tortura” finendo per diventare le vittime di mute di cani: inseguiti e “stanati” con rischio di morsi e aggressioni.