San Martino LicciornoLiguria – Sabato 25 e domenica 26 marzo 2023 si rinnova l’appuntamento con le “Giornate FAI di Primavera”, il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese. Anche in questa 31ª edizione, la manifestazione di punta del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS offrirà l’opportunità di scoprire e riscoprire, insieme ai volontari della Fondazione, tesori di storia, arte e natura in tutta Italia con visite a contributo libero in oltre 750 luoghi di 400 città, la maggior parte dei quali solitamente inaccessibili o poco conosciuti (elenco dei luoghi aperti e modalità di partecipazione su www.giornatefai.it).
Ecco le aperture previste in Liguria:

Genova – Palazzo Doria Spinola
Per le Giornate di Primavera 2023 aprirà la sede della Prefettura e della Città Metropolitana di Genova, Palazzo Doria Spinola, normalmente chiuso e accessibile soltanto in particolari occasioni e in alcune parti. Inserito nel 2006 nella lista dei 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova divenuti Patrimonio dell’umanità dell’Unesco, l’edificio fu costruito tra il 1541 e il 1543 per l’ammiraglio Antonio Doria, marchese di Santo Stefano d’Aveto, forse su progetto di Bernardino Cantone e Giovan Battista Castello. Gli affreschi cinquecenteschi della facciata sono opera di Lazzaro e Pantaleo Calvi, esponenti del manierismo e attivi soprattutto a Genova. La decorazione originaria dell’atrio, attribuita a Marcantonio Calvi, con le Imprese di Antonio Doria, fu manomessa nella metà del XIX secolo ed è stata recentemente restaurata. Il cortile rinascimentale, a pianta quadrata e doppio ordine di logge, presenta una raffinata decorazione a stucchi con telamoni alternati a maschere femminili. Gli affreschi della loggia superiore, opera di Aurelio e Felice Calvi, con vedute di città in parte estratte dall’atlante Civitates Orbis Terrarum, documentano gli interessi del committente, grande stratega della Corona spagnola. Nel 1624, quando fu incluso nella celebre edizione dei Palazzi di Genova incisa da Rubens, passò agli Spinola che lo tennero fino al XIX secolo. Nel XVII secolo Bartolomeo Bianco costruì, a levante, una galleria, affrescata da Andrea Ansaldo. Il percorso prevede, oltre alla parte monumentale e di rappresentanza, alcuni ambienti in uso privato del Prefetto, del suo staff e della Città Metropolitana di Genova. Solo agli iscritti FAI o a chi si iscriverà in loco sarà data l’opportunità di visitare l’alloggio di rappresentanza della Prefettura e di salire sul terrazzo a tetto da cui si potrà godere di una visuale inedita del centro. Solo gli iscritti FAI o chi si iscriverà in loco avranno, inoltre, l’occasione di ammirare la splendida cappella – unica traccia rimasta – della perduta Chiesa di Santa Caterina e del convento ad essa annesso.

Borzonasca (Genova) – Chiesa di San Martino di Licciorno
Lungo il sentiero che collega Vallepiana e Zolezzi, nell’entroterra di Lavagna e in prossimità della confluenza tra i torrenti Penna e Borzone, si incontrano i ruderi della Chiesa di San Martino di Licciorno (XII sec). Suo elemento di maggior spicco è il campanile, che svetta tra la vegetazione a sormontare i resti dell’abside e delle mura perimetrali. La tradizione popolare la ricorda come la più antica parrocchia della valle, e l’unico arredo superstite qui conservato è un dipinto che rappresenta i santi Lorenzo, Martino, Rocco, Sebastiano, Antonio Abate che intercedono presso la Vergine e la Santissima Trinità. All’inizio del XVIII secolo San Martino compare nel novero delle chiese povere rurali, tanto che venne indetta una raccolta di elemosine per un importante restauro della struttura nella prima metà del Settecento. Particolarmente interessante per lo studio delle vicende della comunità religiosa e sociale della valle è la notizia dell’esistenza di una confraternita laica facente capo ai Padri Trinitari, esistente almeno dal 1731. Queste confraternite avevano lo scopo di indire vere e proprie raccolte fondi tramite questue in tutta Europa, destinate al riscatto dei cristiani catturati e resi schiavi dai musulmani. Un ulteriore elemento ricavabile dalla tradizione orale sarebbe l’esistenza, nelle immediate pertinenze di San Martino, di un cimitero e persino di una borgata ora scomparsa, ma della quale esiste una citazione risalente al 1366, quando, in un atto notarile, si fa riferimento alla “villa de Lizurno de Supracruce”, e della vicina, e parimenti scomparsa, “villa de Axereti”.

Cogorno (Genova) – Basilica dei Fieschi
San Salvatore dei Fieschi rappresenta uno dei borghi medievali di maggior rilievo e meglio conservati della Liguria. Sulla piazza, nel suo armonico comporsi in una forma irregolare e in lieve declivio, si affacciano la Basilica e la chiesa di San Salvatore il Vecchio con il cosiddetto Palazzo Comitale. La costruzione della Basilica ebbe inizio nel 1252 per volere di Papa Innocenzo IV e proseguita dal nipote Ottobono, poi Adriano V, come esplicita celebrazione della famiglia gentilizia e della sua dinastia. Nell’edificio si fondano, per la prima volta in Liguria, il sapere costruttivo e gli elementi decorativi dell’architettura genovese con quelle del gotico francese, al punto da farne un modello stilistico per la cultura architettonica degli edifici ecclesiastici della Riviera di Levante. L’interno presenta un impianto a tre navate, separate da filari di colonne in pietra con capitelli finemente decorati. Tra le opere e reliquie ivi conservate, di pregio sono i frammenti della Vera Croce di Gesù, donati al tempio da Papa Adriano V. Nella navata di destra, l’organo a canne, costruito da Dell’Orto & Lanzini nel 1993 e installato nel 2000 in occasione del trasferimento dello strumento precedente (realizzato da Lorenzo Paoli nel 1882 e già collocato sulla cantoria in controfacciata) nell’ex oratorio di San Salvatore: a trasmissione integralmente meccanica, dispone di 5 registri su due manuali, con pedaliera priva di registri propri. In esclusiva per le Giornate FAI sarà possibile salire sulla torre campanaria accompagnati dai campanari; per motivi di sicurezza e per l’eccezionalità della visita, si potrà effettuare solo su prenotazione, fino a esaurimento posti.

Perinaldo (Imperia) – Castello Maraldi
Il Castello Maraldi sorge al centro di Perinaldo, borgo allungato su un panoramico crinale delle colline alle spalle di Bordighera, noto come il “paese delle stelle” perché tra Seicento e Settecento diede i natali a due famiglie di grandi astronomi, i Cassini e i Maraldi, famosi alla corte del Re Sole di Francia. Il bene non è un “castello” in senso letterale, bensì un edificio signorile di una famiglia dell’alta borghesia di provincia che prese la sua forma attuale in seguito alla trasformazione del 1790 di un’abitazione del Quattrocento; non spicca nel panorama urbano del centro storico di Perinaldo e per comprenderne al meglio la struttura bisogna osservarlo da lontano, lungo gli ultimi tornanti della strada che dalla costa raggiunge il borgo. Dimora privata mai aperta al pubblico finora, la sua visita sarà riservata agli iscritti FAI. Vi nacquero il grande astronomo Gio Domenico Cassini e tutti i Maraldi, anch’essi astronomi e come lui membri dell’Accademia delle Scienze di Parigi. All’interno delle sue sale sono ancora intatte le camere in cui dormirono Napoleone e Andrea Massena, ospiti dei Maraldi il 13 e 14 aprile del 1796 in occasione della “Campagna d’Italia”, e altre stanze custodiscono raccolte di arredi e dipinti di interesse storico. Fa parte dell’immobile una piccola cappella gentilizia del 1791 dedicata alla Madonna del Buon Consiglio. Il castello fu sede della famosa biblioteca Maraldiana citata da Gerolamo Rossi, grande storico della Liguria occidentale, mentre una torre astronomica sovrasta i terrazzi della struttura.

La Spezia – Palazzo del Vescovado e i luoghi della antica Diocesi di Luni
Il palazzo vescovile di via Don Minzoni rappresenta una mirabile sintesi tra la tradizione militare della città della Spezia nei tempi moderni e quella religiosa. Costruito nella seconda metà dell’Ottocento per volere dell’ammiraglio F. Napoleone Canevaro, appartenne fino agli anni ’30 del Novecento ad alti ufficiali di Marina. Vi si accede dal grande salone al pianterreno, utilizzato per riunioni e convegni, dove sono conservati un busto in marmo del donatore Giuseppe Da Pozzo – dirigente dell’esattoria di Spezia che nel 1946 donò il palazzo alla diocesi quale residenza del vescovo – e i ritratti dei prelati dal 1929 a oggi. Al complesso appartengono, oltre al Palazzo, l’ampio giardino in stile mediterraneo ora prospiciente i giardini pubblici e le due villette laterali. La visita durante le Giornate FAI è inclusa in un percorso attraverso la storia e i luoghi della fede di grande interesse per il territorio, atto a offrire una lettura della città non solo marittima, commerciale o militare. La visita avrà inizio dal palazzo – mai aperto al pubblico – per proseguire a Villa Castagnola, prima sede vescovile della Spezia, al Santuario di Sant’Antonio da Padova a Gaggiola per ammirare due dipinti portati alla luce e ora restaurati del Lomi Gentileschi e ancora alla Chiesa di Piazza Brin dedicata a Nostra Signora della Salute. L’itinerario terminerà domenica con la visita al Palazzo del Vescovado di Sarzana.
Palazzo del Vescovado a Sarzana (SP)
Realizzato lungo la “Via Grande”, equivalente sarzanese della “Via Nuova” di Genova (via Garibaldi), sulla quale prospettano i palazzi delle principali casate nobiliari, il Palazzo del Vescovado esisteva già a inizio ‘500. Comprende un vasto corpo di fabbrica che da via Mazzini raggiunge la retrostante via dei Giardini – area un tempo caratterizzata da molti fontanili, pozzi e giardini – ed è affiancata da un piccolo giardino. Fu edificato negli anni successivi al 1465 per iniziativa del vescovo Antonio Maria Parentucelli, nipote del papa sarzanese Niccolò V Parentucelli, in seguito al cambio di denominazione della diocesi, che da Luni divenne Sarzana-Luni, e all’obbligo per i vescovi, che sino ad allora avevano preferito risiedere nei castelli della vallata o a Pontremoli, di trasferirsi nella città vescovile. Il portale settecentesco introduce a una scalinata che, dopo il primo tratto, si biforca: a destra verso l’entrata principale del palazzo, dove aveva la residenza il vescovo, a sinistra verso il più modesto edificio della cancelleria e degli uffici di curia, oggi della Caritas. Il primo piano comprende il vasto salone nel quale sono raffigurati tutti i vescovi di Luni. Oltre al palazzo vescovile, sarà visitabile l’Oratorio di Santa Croce, sempre chiuso, che conserva al suo interno una copia del Volto Santo di Lucca, una immagine sacra acheropita (ovvero non realizzata da mano umana). Si visiterà poi la Croce di Mastro Guglielmo, una delle più importanti opere della storia dell’arte occidentale, nonché primo esempio di Christus Triumphans di cui si abbia notizia (1138). Una copia fedele della croce di Mastro Guglielmo si trova sull’altare maggiore della Abbazia di Heiligenkreuz in Austria. Lì il defunto Papa Ratzinger ha ricordato proprio l’originale di Sarzana.

Finale Ligure (Savona) – Chiesa di San Sebastiano a Perti
La chiesa di San Sebastiano sorge ai margini della frazione Perti. Si tratta di una costruzione a tre navate, all’apparenza molto semplice, ma che nasconde al suo interno alcune decorazioni che ne fanno una tipica chiesa di campagna rinascimentale. Fondata alla fine del Quattrocento dai Del Carretto al limite di un ampio possedimento noto come il “Prato del Signore”, al suo interno possiamo individuare due fasi di costruzione: la parte più antica, quella del presbiterio, presenta un’architettura tardo medievale in stile gotico, mentre le tre navate sono in stile rinascimentale. Oltre alle decorazioni architettoniche della facciata e alle chiavi di volta, all’interno della chiesa troviamo un affresco recentemente restaurato che rappresenta il beato Damiano Fulcheri da Perti nell’atto di predicare dal pulpito. Il bene è solitamente chiuso durante l’anno e viene aperto solo raramente per celebrare alcune funzioni. I Ciceroni del FAI guideranno il gruppo alla scoperta del bene e della sua importanza a livello locale, in particolare riferimento ai marchesi del Finale. Si tratterà di una visita intima, in grado di ripercorrere la storia del luogo e della comunità, dalle origini fino a oggi.
Palazzo Ricci
Elegante e scenografica dimora rinascimentale del potente cardinale Carlo Domenico del Carretto, Palazzo Ricci deve il suo nome al riadattamento del 1529 a opera di Gio Battista Ricci. La facciata dava su uno stretto vicolo con un maestoso portale in pietra nera scolpito con raffigurazioni della Vergine tra gli angeli e le iniziali del committente, mentre gli stipiti sono sovrastati da decorazioni di teste imperiali ed emerge saltuariamente l’immagine del riccio, che si ricollega alla casata. La facciata è costituita da bifore. L’interno è costituito da uno scenografico atrio voltato, con colonne e balaustre di marmo nella scalinata; due sedili da finestra erano decorati con laggioni monocromi. Tra il 1863 e il 1927, quando nacque il Comune di Finale Ligure, il palazzo ospitò la sede del Municipio di Finalborgo e venne aggiunta una grande scalinata prospiciente Piazza Santa Caterina con una elegante loggetta colonnata costruita con materiali di risulta del XVI secolo. Al primo piano, in una vasta stanza con decorazione pittorica ottocentesca, busti di illustri personaggi finalesi e di re Vittorio Emanuele II.
Normalmente chiuso al pubblico, Palazzo Ricci viene talvolta aperto a cura del MUDIF – Museo Diffuso del Finale.

Le Giornate FAI di Primavera sono ormai il simbolo di una vocazione collettiva che anima l’Italia: quella per la cura e la valorizzazione del proprio patrimonio culturale.
Questa manifestazione, ormai nota e consolidata, capace di coinvolgere ogni anno centinaia di migliaia di cittadini alla scoperta dei loro territori, si deve all’impegno e alla creatività di migliaia di volontari del FAI, affiancati da altrettanti studenti delle scuole italiane – gli Apprendisti Ciceroni – formati per l’occasione, ma si fonda anche sulla partecipazione di centinaia di istituzioni, associazioni, enti pubblici e privati, che in numero sempre maggiore, di anno in anno, vi collaborano, mettendo a disposizione luoghi, risorse e competenze, perché riconoscono in essa un’occasione unica e imperdibile di promozione e di rilancio, e una buona azione per “il Paese più bello del mondo”, che va a beneficio di tutti. Grazie alle Giornate del FAI luoghi sconosciuti e abbandonati sono tornati all’attenzione del pubblico, e ciò ha cambiato talvolta il loro destino, e luoghi chiusi al pubblico, tradizionalmente non considerati beni culturali, hanno scoperto invece di avere un valore culturale da promuovere e soprattutto condividere. Questa partecipazione larga e trasversale, guidata da un sentimento civile di orgoglio, appartenenza e responsabilità, fa il successo delle Giornate FAI di Primavera.
Altrettanto largo e trasversale è il ventaglio di luoghi e storie da scoprire o approfondire, nascosti e inediti, curiosi e sorprendenti, originali e affascinanti, magari proprio dietro casa: ville, chiese, palazzi storici, castelli, musei e aree archeologiche, edifici di archeologia industriale, collezioni d’arte, biblioteche, edifici civili e militari, luoghi di lavoro e laboratori artigiani, e poi parchi, aree naturalistiche, giardini e borghi.

«In questi 31 anni di esistenza – ha affermato il Presidente del FAI, Marco Magnifico – le Giornate FAI hanno scritto una sorta di Enciclopedia spontanea che a tutti gli effetti si è aggiunta a quella ufficiale per narrare lo smisurato Patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano».