Riomaggiore (La Spezia) – Tre giorni di musica, vino e cultura con il Rimazû Folk Festival
Nel borgo delle Cinque Terre il meglio della canzone in lingua ligure, musica di strada, cantine aperte, libri e ospiti d’eccezione
Dal 7 al 9 luglio appuntamento nel borgo delle Cinque Terre con il Rimazû Folk Festival – Suoni e voci tra la Liguria e il Mediterraneo.
La rassegna, giunta alla quarta edizione, presenta quest’anno un programma ancora più ricco, con la partecipazione di dodici artisti tra gruppi e solisti e un panorama musicale che
spazia attraverso un’ampia gamma di generi, dal folk al rock, dal reggae al rap, dai cantastorie alla canzone d’autore.
Minimo comun denominatore di queste diverse sensibilità musicali sarà, da un lato, la lingua ligure e, dall’altro, lo sguardo al Mediterraneo, quello spazio di contaminazione linguistica e culturale in cui, grazie alla potenza marinara e commerciale della Superba, il genovese ha rappresentato per secoli una sorta di lingua franca.
Secondo lo spirito del festival, infatti, il dialetto non va inteso come ripiegamento
nostalgico ma, al contrario, come apertura verso l’alterità.
La manifestazione si aprirà venerdì 7 alle 21.30 nell’incantevole scenario del Castello di Riomaggiore con due ospiti d’eccezione, Max Manfredi e Andrea Facco, che presenteranno “Sulla stessa barca”, un affascinante viaggio musicale tra le canzoni della scuola d’autore genovese, brani che hanno segnato un’epoca inframezzati dalle composizioni originali dei due cantautori. Se Facco, con i suoi pezzi che fondono insieme atmosfere celtiche e mediterranee e con le sonorità del suo strumento prediletto, il bouzouki, è ormai un ospite fisso del Rimazû Folk Festival, per Manfredi, che nella sua carriera può vantare due targhe Tenco e una prestigiosa collaborazione con Fabrizio De André, si tratta di una prima volta molto attesa tanto dal pubblico quanto dagli organizzatori.
Al mattino di sabato 8 il festival si sposterà per le strade e tra la gente con Sciaàtu ‘nti carugi: sotto la guida degli inarrestabili Demueluin, duo folk genovese, gli stornelli itineranti ci condurranno attraverso gli angoli più suggestivi del borgo, sostando di tanto in tanto nelle enoteche e nelle cantine dei viticoltori aperte per l’occasione, dove tra un bicchiere di vino, una pezzo di focaccia e qualche acciuga salata si avrà l’occasione di ristorarsi con specialità rigorosamente locali. Il ritrovo scelto per la partenza del giro è un
luogo unico al mondo: l’appuntamento è infatti alle 11 sull’appena riaperta Via dell’Amore, la passeggiata degli innamorati scavata sulle scogliere a picco sul mare.
Alla sera del sabato, con inizio alle 21.15 nella centralissima piazza del Vignaiolo, è in programma il tradizionale concertone con il meglio del Festival della Canzone in Lingua Ligure.
Sul main stage di Riomaggiore quest’anno si daranno appuntamento tutti i vincitori della rassegna di Albenga: accanto ai Grandi & fanti, padroni di casa e primi classificati tra i gruppi, ci saranno Renzo Graglia, affermatosi tra i solisti, e Goffredo d’Aste, che ha ottenuto il premo per il miglior testo. Ma anche gli altri artisti che si avvicenderanno sul palco hanno conseguito negli anni numerosi successi e riconoscimenti nell’ambito del
contest ingauno: Andrea Facco, Attilio Valeri, Gnachi & fürbe, Mandillä, Maz Vilander & Makadam Zena, u Cantautupittu, u Carbun & de Januaicans. E come sempre, all’artista che più di ogni altro sarà ritenuto capace d’incarnare lo spirito del Rimazû Folk Festival verrà attribuita una targa assegnata dalla direzione artistica.
Quest’anno, in via eccezionale, verrà assegnata anche una targa alla memoria a Enrico Bonanini, recentemente scomparso: il fondatore dei Grandi & fanti, infatti, con le sue canzoni, che alla lingua ligure abbinano le sonorità del bouzouki, ha dato corpo a quell’afflato mediterraneo che anima la rassegna riomaggiorese.
Il festival si chiuderà domenica 9 con altri due imperdibili appuntamenti. Alle 18, al castello, ci sarà, alla presenza dell’autore Marco Biagioni, studioso di storia ligure e lunense, la presentazione del libro I corsari barbareschi nel territorio spezzino, che, oltre a inserirsi perfettamente nel contesto della manifestazione, ha ispirato gli ultimi due pezzi dei Grandi & fanti, tra cui quello del trionfo di Albenga. E alla sera alle 21.30, di nuovo in piazza del Vignaiolo, sarà proprio la band di Riomaggiore a chiudere il festival presentando A stoa de Giuanin, una storia ambientata nel XVI secolo tra la Liguria e il Mediterraneo, destinata nelle intenzioni degli autori ad assumere la forma di un vero e proprio concept album.
Il protagonista della vicende narrate è un giovane riomaggiorese sfuggito da bambino a una delle tante scorrerie barbaresche, che – come spiega Biagioni nella sua monografia – a partire dal primo ‘500, in seguito alla caduta di Costantinopoli e alla conseguente espansione turca, iniziarono a flagellare anche le coste del Levante ligure.
Nel primo brano, Cume ‘n figiu, Giuanin si salva dall’assalto dei corsari affidandosi alla Madonna di Montenero e salendo stremato al santuario che sovrasta il paese, mentre il fratello maggiore viene rapito e venduto come schiavo in Barberia.
Gli eventi narrati nel secondo brano, Sentu lüne, si collocano dieci anni più tardi, quando il nostro, ormai diventato un uomo, decide di partire alla ricerca del fratello e così, dopo un saluto struggente al borgo natio, salpa verso Genova: ha inizio un lungo viaggio che, attraverso le rotte e i possedimenti coloniali della Superba, lo porterà sempre più a oriente, una vera e propria odissea mediterranea nel corso della quale scoprirà nuovi mondi e, come in ogni romanzo di formazione, dovrà mutare i propri orizzonti mentali. Nel corso della serata, per finanziare la registrazione dell’album, sarà distribuita a offerta la maglietta celebrativa per i dieci anni di Vega vughina, primo storico successo della band riomaggiorese e vero e proprio manifesto della sua poetica.
Degno di nota il fatto che come logo del festival sia stato scelto un bozzetto di Telemaco Signorini che raffigura un gruppo di bambini riomaggioresi in abiti tradizionali seduti in cerchio a giocare. A fine ‘800, infatti, il pittore macchiaiolo trascorse le proprie estati nel borgo delle Cinque Terre lasciandone preziose testimonianze pittoriche e letterarie.
«Lo spirito folk del nostro festival – afferma Davide Bozzo, direttore artistico della rassegna – è ben rappresentato da questa immagine: la disposizione circolare evoca la ricorsività tipica dei giochi, delle filastrocche, della memoria collettiva, di quella tradizione orale che
costituisce il fondamento della cultura popolare, quella stessa circolarità che ritroviamo nel ritmo dei flutti e delle musiche mediterranee».
Anche nel manifesto ufficiale, del resto, i nomi degli artisti sono disposti a cerchio intorno al logo a rappresentare le onde di un mare che, assumendo le tonalità del blu di Persia,
vuole evocare lo storico ruolo del Mediterraneo di ponte verso altri mondi e altre civiltà.
La manifestazione è organizzata da Rimazû – Società di Lingua e Cultura Riomaggiorese, con il patrocinio del Comune di Riomaggiore e del Parco Nazionale delle Cinque Terre e la partecipazione dei viticoltori locali, i quali hanno offerto le bottiglie di sciachetrà con cui verranno premiati gli artisti.
«Non potrebbe esserci un premio migliore per un folk festival – osserva Barbara Canepari, componente dello staff e segretaria della Commissione Consultiva Turismo, spiegando che «il passito liquoroso, decantato fin dal Medioevo da poeti e viaggiatori e frutto del lavoro e della fatica dei vignaioli locali, è il prodotto per eccellenza della cultura popolare delle Cinque Terre, i segreti della cui produzione sono stati tramandati, proprio come la lingua ligure, di generazione in generazione»