Pietro Querini naufragio stoccafissoForse non tutti sanno che molto probabilmente dobbiamo al naufragio di un mercante veneziano la “scoperta” e l’importazione dello stoccafisso in Italia.
Tutto risale al 25 aprile 1431 quando il nobile veneziano Pietro Querini, salpò dall’isola di Creta per trasportare con la sua nave un carico di Malvasia nelle Fiandre.
La nave, che si chiamava non a caso Querina, fece il lungo viaggio uscendo dal Mediterraneo e risalendo le coste atlantiche sempre più a nord ma il 14 settembre venne colpita da una tempesta che spezzò gli alberi e strapò le vele ed il timone.
La nave, ormai ingovernabile e i 68 uomini imbarcati con Pietro Querini rimasero a bordo sino a quando non divenne evidente che le correnti del golfo li stavano trascinando sempre più a Nord.
Giunti all’altezza del nord della Norvegia, l’equipaggio mise in mare due scialuppe e si avventurò in mare aperto con quello che restava dei viveri.
Di una delle scialuppe non si seppe più nulla mentre quella su cui viaggiava Querini approdò su un’isoletta deserta dove visse alcuni giorni cibandosi di ciò che trovava.
Quando tutte le speranze erano ormai perdute, sull’isola sbarcarono alcuni pescatori che salvarono i naufraghi portandoli nel loro villaggio, sull’isola di Rost, nell’arcipelago delle Lofoten.
Qui i 16 marinai e il mercante Querini rimasero circa 4 mesi scoprendo che i pescatori del luogo erano soliti pescare una specie di merluzzo che veniva conservato con una tecnica di essicazione che faceva perdere al pesce pescato circa il 70% del peso iniziale ma gli permetteva in questo modo di essere conservato a tempo quasi indeterminato.
Il mercante veneziano scrisse un lungo resoconto della sua avventura e intuì subito l’importanza dello stoccafisso e decise di portarne indietro, in patria, un carico del prezioso pesce secco.
Scrive Querini nei suoi resoconti
“Per tre mesi all’anno, cioè dal giugno al settembre, non vi tramonta il sole, e nei mesi opposti è quasi sempre notte. Dal 20 novembre al 20 febbraio la notte è continua, durando ventuna ora, sebbene resti sempre visibile la luna; dal 20 maggio al 20 agosto invece si vede sempre il sole o almeno il suo bagliore…gli isolani, un centinaio di pescatori, si dimostrano molto benevoli et servitiali, desiderosi di compiacere più per amore che per sperar alcun servitio o dono all’incontro…vivevano in una dozzina di case rotonde, con aperture circolari in alto, che coprono con pelli di pesce; loro unica risorsa è il pesce che portano a vendere a Bergen”.
Ed ancora, a proposito dello stoccafisso “Prendono fra l’anno innumerabili quantità di pesci, e solamente di due specie: l’una, ch’è in maggior anzi incomparabil quantità, sono chiamati stocfisi; l’altra sono passare, ma di mirabile grandezza, dico di peso di libre dugento a grosso l’una. I stocfisi seccano al vento e al sole senza sale, e perché sono pesci di poca umidità grassa, diventano duri come legno. Quando si vogliono mangiare li battono col roverso della mannara, che gli fa diventar sfilati come nervi, poi compongono butiro e specie per darli sapore: ed è grande e inestimabil mercanzia per quel mare d’Alemagna. Le passare, per esser grandissime, partite in pezzi le salano, e così sono buone ”

Il 15 maggio 1432, dopo aver raggiunto il porto di Bergen che era in collegamento commerciale con le isole Lofoten, Pietro Querini e i 16 marinai sopravvissuti al naufragio  ripartì per Venezia portando con sé un carico di 60 stoccafissi e raggiunse Venezia il 12 ottobre 1432, accolto con grandi onori e grande curiosità proprio per il prezioso carico.
In breve tutta la nobiltà veneziana volle provare i piatti a base di stoccafisso che divenne un prodotto ricercatissimo alimentando traffici commerciali con il Nord Europa e con la Norvegia.
Trattandosi di un alimento facilmente conservabile ed in grado di moltiplicare il proprio peso iniziale dopo il trasporto, divenne ben presto uno dei cibi più diffusi dell’epoca.
Probabilmente durante i traffico commerciali la sua espansione raggiunse le cucine delle famiglie nobili e mercantili dell’epoca e, successivamente, quelle del popolo.
A Genova lo stoccafisso entra rapidamente nella cucina popolare con il celebre stoccafisso accomodato.
Una curiosità tutta genovese riguarda il nome della qualità più pregiata dello stoccafisso, il “Ragno”.
Molto probabilmente si tratta della storpiatura del nome di una delle compagnie più fiorenti nel commercio dello stocche, la Ragnar, dal nome dell’eroe delle saghe nordiche Ragnar Lothbrock.
I carichi di stoccafisso più pregiato viaggiavano sotto il nome di Ragnar e probabilmente quello era il nome stampato sugli stoccafissi o sulle casse che lo trasportavano e per i “camalli” del porto genovese divenne un sinonimo del miglior prodotto.

Stoccafisso Lofoten