Ventimiglia (Imperia) – Un progetto alternativo a quello presentato da Briatore per Baia Benjamin per evitare che si trasformi in un tempio del lusso lontano dai cittadini comuni e più rispettoso dell’ambiente. Ad annunciarlo le associazioni che si sono riunite a Grimaldi, nel corso dela riunione pubblica di sabato scorso. Si allarga il fronte dei No Twiga che si preparano a contrastare, sia con le carte bollate che con progetti alternativi, la decisione dell’imprenditore del lusso Flavio Briatore di realizzare una succursale del Twiga sul litorale della Baia Benjamin, precludendo di fatto l’accesso alla fruizione libera.
Le associazioni che si stanno riunendo (Italia Nostra, Natura Intemelia e Attac ma sono previste numerose altre adesioni) sono scese sul sentiero di guerra quando hanno capito che l’idea presentata trasformerebbe il volto di uno degli angoli incontaminati della zona e lo chiuderebbe al libero accesso di tutti.
Una proposta che ha scandalizzato chi considera le coste italiane un bene comune da difendere e garantire al libero accesso con servizi e non un territorio da spartire per fare profitti.
Le critiche vanno dal modello imprenditoriale legato al concetto di “esclusività”, con servizi a prezzi stellari e divieti per le famiglie comuni, all’uso degli annunci di “nuove assunzioni” per giustificare la cessione di beni pubblici a privati.
Ma se la strada delle carte bollate e dei ricorsi sembra ormai segnata e già pronta, all’orizzonte appare una novità che rischia di spiazzare e non poco il fronte del “Si Twiga”: un progetto alternativo per l’uso dell’area ma con scopi completamente invertiti e con la possibilità da parte di un pubblico più vasto di accedere alle spiagge, ai servizi a prezzi calmierati e controllati e nel rigoroso rispetto della Natura e quindi senza cemento, costruzioni e occupazione del suolo che è (e deve restare) di tutti i Cittadini.
Al progetto stanno lavorando esperti e professionisti e si preannuncia davvero sorprendente, specie per chi sostiene che l’unica opzione possibile sia quella presentata da Briatore.
“Le spiagge – fanno sapere le associazioni unite contro il Twiga – quali beni demaniali inalienabili e imprescrittibili, sono destinate a soddisfare una prioritaria funzione pubblica, appartengono dunque alla collettività e destinate alla fruizione comune. Si sappia dunque che siamo pronti a dare battaglia. Quando un’amministrazione comunale impone un progetto dall’alto, senza coinvolgere i cittadini e oltretutto pretendendo gratitudine come cosa dovuta, questa è la reazione che si deve aspettare. E non è una questione di partito”.
La comunicazione sembra contenere il principio cardine che rischia di far traballare concretamente il progetto Twiga: se si dovessero mettere a confronto progetti che mirano all’uso privatistico delle aree demaniali con altri che mantengono la fruibilità pubblica, non ci sarebbe partita e l’incontro si chiuderebbe prima ancora di iniziare.
A meno di non volersi avventurare in lunghissimi ed incerti ricorsi alle aule dei Tribunali italiani, da sempre uno “spauracchio” per chi investe con la pretesa di ritorni immediati e sostanziosi.