Genova – Sta suscitando forti preoccupazioni e dure reazioni anche in Liguria la sentenza del Consiglio di Stato che sembra dare ragione al Comune, trascinato in giudizio dai familiari di un bambino disabile, che ha tagliato le ore di assistenza scolastica per “questioni di bilancio”.
La sentenza, secondo le associazioni e le famiglie, oltre ad essere incostituzionale, apre un pericoloso precedente nella lotta per i diritti delle persone con disabilità offrendo uno spunto di “difesa” per quelle amministrazioni accusate di non fare abbastanza per aiutare l’inclusione e la crescita personale e formativa dei bambini con handicap, con disabilità o anche solo con problemi della sfera dell’apprendimento.
Il Consiglio di Stato ha infatti respinto il ricorso di una famiglia contro il proprio Comune di appartenenza. L’amministrazione locale aveva deciso, senza coinvolgere e informare i genitori di un ragazzo che necessita del sostegno scolastico, di ridurre le ore settimanali dell’assistenza scolastica dalle previste (e richieste) 13 ore ad appena 7. Il tutto senza tenere in conto il Piano Educativo Individualizzato (Pei) che accompagna ogni studente con particolari necessità inclusive.
A rendere grave e allarmante la sentenza – per i ricorrenti e per le associazioni che tutelano le famiglia con disabilità – la decisione dei giudici amministrativi di collegare in qualche modo il diritto fondamentale del disabile alle necessarie misure di inclusione scolastica con i vincoli di finanza pubblica” ovvero, per dirla in parole povere, secondo le disponibilità economiche del Comune che, in altri termini significherebbe che in caso di carenza di fondi, reale o da dimostrare, il Comune avrebbe facoltà di tagliare sulle somme necessarie.
“Si tratta – spiega Marco Macrì, portavoce di moltissime famiglie con bambini disabili in Liguria – di un pericoloso precedente non solo per quello che riguarda il diritto all’istruzione degli studenti con disabilità ma per tanti altri sostegni essenziali quali il trasporto, la riabilitazione, le cure. Sembra più una sentenza politica che giuridica visto che a goderne saranno le amministrazioni e a subire saranno come sempre i bambini e i ragazzi con disabilità e le proprie famiglie”.
Secondo Fortunato Nicoletti, vicepresidente dell’Organizzazione di volontariato ‘Nessuno è Escluso – Praticamente si certifica che il diritto allo studio degli studenti con disabilità vale meno di tutti gli altri perché a prevalere è proprio ciò che contestiamo da sempre: quelle ragioni di bilancio che invece non possono e non devono rappresentare una scusa per discriminare”.
Ad impensierire Nicoletti e Macrì è anche “il silenzio tombale delle grandi associazioni che con il loro letargo decennale, provocano situazioni come questa che non sono frutto del caso”.
“E’ inquietante leggere una sentenza del Consiglio di Stato o del Tar, che non hanno legittimità e non possono superare la pronuncia 275/2016 della Corte Costituzionale, dove a chiare lettere si evince come il rispetto dei diritti costituzionali di una persona disabile non possa essere prevaricato dai vincoli di bilancio – commenta Marco Macrì, padre di due bambini, di cui uno con disabilità, comitato ‘Famiglie senza cure’ – La nostra Costituzione inoltre parla chiaro. Sarebbe sgradevole dover presentare in ogni regione o alla Corte dei conti nazionale un esposto per veder tutelato questo diritto, ma qualora si persegua questa posizione discriminatoria sarà mia cura depositarlo”.