Genova – Divampano ancora le polemiche per il Waterfront e per l’investimento di denaro pubblico per una struttura che era stata presentata come operazione di recupero per la città mentre crescono i dubbi mano a mano che prosegue.
Le ultime critiche, roventi, sono per la decisione di realizzare un hotel extra lusso nell’area che inizialmente sembrava destina a “studentato” ovvero a case e stanze per gli studenti che arrivano in città per studiare all’Università di Genova ma faticano a trovare una sistemazione abitativa. Un problema nazionale che aveva scatenato proteste e sit in degli studenti in tutta Italia.
A lanciare la classica pietra nello stagno è stato il capogruppo del Partito Democratico in Comune Davide Patrone che denuncia:
“Con l’avvenuta firma del contratto di locazione per un albergo a 5 stelle con 130 stanze nel cuore del Waterfront – scrive Patrone – si concretizza l’ennesimo tradimento delle promesse fatte ai cittadini. L’amministrazione Bucci-Piciocchi aveva inizialmente presentato il Waterfront come un’opera di riqualificazione urbana con importanti ricadute sulla qualità di vita dei genovesi, annunciando per esempio la costruzione al suo interno di uno studentato che favorisse l’accessibilità allo studio e attraesse giovani lavoratori in una delle città con il peggior saldo demografico d’Europa. Invece, a un investimento pubblico di oltre 200 milioni di euro, conseguono pochissimi benefici per il pubblico a favore, invece, di servizi esclusivi appannaggio di pochi abbienti”.
Patrone ricorda che “dopo aver destinato al Waterfront ben 18 milioni, sui 21 totali stanziati nel 2025 per la rigenerazione urbana nel Piano Triennale dei Lavori Pubblici, vediamo oggi un’opera che si trasforma in un simbolo di lusso e privatizzazione: case di lusso, un albergo di lusso e un palasport che presto diventerà un centro commerciale”.
“Questa scelta – prosegue Patrone – non solo ignora le reali esigenze della comunità, ma tradisce la visione di una città inclusiva e sostenibile, preferendo alimentare interessi privati a scapito del bene comune. Ci chiediamo quale valore sociale possa davvero avere un’opera di questo tipo in una città dove il diritto alla casa per i giovani resta un miraggio, molti quartieri stanno progressivamente perdendo servizi essenziali, e un cittadino su cinque vive in condizioni di povertà”.