Vespa velutinaGenova – La Regione Liguria incrementerà l’attenzione sulla Vespa velutina, il calabrone asiatico, una specie invasiva che rappresenta una seria minaccia per gli alveari, la produzione di miele e la biodiversità del territorio. Una promessa, per ora, ma un sospiro di sollievo per migliaia di apicoltori che, da ormai anni combattono senza tregua contro il pericoloso insetto, nel silenzio generale – anche delle associazioni apistiche che avrebbero dovuto essere protagoniste della protesta nei confronti di chi, avendo i mezzi per farlo, non ha prestato sufficiente attenzione al problema. Una vera soddisfazione per LiguriaOggi.it, unica Testata giornalistica ad aver monitorato, raccontandone gli sviluppi, i primi 10 nidi trovati nella città di Genova ed in gran parte non neutralizzati.
Si cercherà ora, queste almeno sono le promesse, di ripristinare velocemente la “macchina da guerra” che era stata allestita nel ponente ligure, nell’imperiese in particolare, grazie al lavoro di esperti del settore come Andrea Romano che ancora oggi “prepara” gli apicoltori con corsi finanziati dalla Regione Liguria attraverso l’associazione apistica Alpamiele ma che misteriosamente non ha alcun “ruolo” decisionale nè logistico nella guerra all’insetto. Macchina da guerra che ha subito una drammatica battuta di arresto da quando il programma europeo Stop Velutina è rimasto senza finanziamenti quando in Regione sedeva l’assessore Stefano Mai. Sino a quel momento, grazie anche ai fondi a disposizione, l’ente pubblico si era rivolto ai “diretti interessati” per valutare interventi ed azioni e l’emergenza, dopo un momento che aveva fatto pensare alla fine dell’apicoltura in Liguria, ha visto un ribaltamento della situazione, con migliaia di nidi distrutti e apicoltori che riuscivano a “riprendere respiro” dopo anni di autentico terrore, con apiari distrutti da migliaia di vespe fameliche.
Dal 2017, infatti, al termine dei fondi che l’Unione Europea aveva stanziato anche per la Liguria, circa 2 milioni e mezzo di euro, usati in larga parte per realizzare un radar in grado di “seguire” le vespe sino al nido ma poco trasportabile (oltre 150 kg di peso) e che “non vedeva tra le piante”, la spinta che aveva rallentato in modo drastico l’avanzata della velutina dalla Francia, si è arenata lasciando allo spezzino l’arduo compito di affrontare la nuova invasione grazie al solo volontariato degli apicoltori.
Squadre di volontari, infatti, “risarciti” con poche decine di euro ad intervento hanno cercato di arginare un’avanzata che difficilmente era stata contenuta con centinaia di migliaia di euro di spesa nell’imperiese.
La vespa ha infatti proseguito inesorabile la sua conquista verso ovest, invadendo il genovese, e aprendosi una via in Toscana dove sta facendo man bassa del territorio e delle povere api.
Non è andata meglio nel genovese dove, inizialmente, la velutina è stata largamente sottovalutata nella sua pericolosità e capacità espansiva anche dalle stesse associazioni degli apicoltori che, invece di chiedere la legalizzazione di interventi comunemente usati in Francia e nel resto d’Europa – il cosiddetto “cavallo di Troia” – e fondi per acquistare le arpe con bandi aperti non solo ai professionisti ma anche agli hobbisti che, numericamente, rappresentano la maggior parte degli appassionati che dedicano tempo, soldi e passione alla salvaguardia delle api.

A questo proposito si è svolto un incontro, nella sede della Regione, con il presidente di AlpaMiele, Andrea Casaretto e il presidente di Alpiliguria, Alberto Tognoni, per fare il punto sulla situazione e delineare le azioni di contrasto più efficaci. Il vice presidente della Regione Liguria con delega all’Agricoltura e alla Biodiversità, Alessandro Piana, ha sottolineato l’importanza di un approccio coordinato per proteggere il settore apistico e la sicurezza ambientale.
“La Vespa velutina rappresenta una minaccia reale per l’apicoltura e per la biodiversità della Liguria, con ripercussioni anche sulla sicurezza pubblic – ha detto Alessandro Piana – Per questo, come Regione, siamo impegnati a mettere in campo soluzioni concrete: dal potenziamento del monitoraggio e della distruzione dei nidi alla promozione di strumenti di difesa passiva per gli apicoltori. Rafforzeremo la rete di monitoraggio, coinvolgendo apicoltori, enti di ricerca e cittadini nell’individuazione e segnalazione dei focolai della specie invasiva. Inoltre, intendiamo intensificare la collaborazione con Vigili del Fuoco, Protezione Civile e associazioni apistiche per rendere più rapide ed efficaci le operazioni di neutralizzazione dei nidi. Nel nuovo CSR (programma di sviluppo rurale) saranno stanziati ulteriori fondi per sostenere gli apicoltori nell’adozione di strumenti di protezione innovativi ed efficaci, come l’acquisto di arpe elettriche per alveari, che si sono dimostrate un metodo strategico per contrastare la predazione della Vespa velutina, dando ottimi risultati nelle fasi di sperimentazione”.
Oltre a queste misure di supporto al settore apistico, sono previsti contributi di 50 euro per alveare nomade e 40 euro per alveare stanziale. La Liguria si conferma, inoltre, l’unica regione italiana dove è possibile presentare domanda per la misura ACA18 che consente di ottenere i fondi per gli alveari, su tutto il territorio, senza zone escluse, riconoscendo ufficialmente l’apicoltura come attività di particolare rilevanza per l’ecosistema e la biodiversità.
In questo contesto, significativo è stato l’incontro a Roma, presso il Ministero dell’Agricoltura (MASAF), con il Sottosegretario Luigi D’Eramo, per affrontare temi di cruciale importanza per il territorio, tra cui le misure di contrasto alla Vespa velutina.
“Abbiamo già finanziato corsi di formazione e fornito dispositivi come tute e materiali necessari ai distruttori di nidi, oltre a strumenti di protezione per gli alveari – prosegue Piana – e abbiamo chiesto al Ministero di rifinanziare e incrementare i fondi disponibili per la lotta contro questo insetto alieno. La Liguria si è dimostrata virtuosa nella gestione del problema: nel triennio 2022-2024 sono stati effettuati circa 5.000 interventi, a conferma dell’impegno costante della Regione per la tutela dell’apicoltura e della biodiversità”.
“L’apicoltura è un settore strategico non solo per l’economia locale, ma anche per la salvaguardia dell’ambiente. Continueremo a lavorare con determinazione per contrastare la Vespa velutina e proteggere il nostro patrimonio naturale attraverso azioni concrete e mirate”, conclude Piana.

Tranquillizzati, almeno per il momento, i rappresentanti delle associazioni degli apicoltori che invece hanno duramente criticato, nei mesi scorsi, l’operato degli enti preposti ed in particolare dell’ente parco naturale delle Alpi Liguri che si e’ avvalso di un “ufficio” delegato a persona con esperienza quasi nulla nel settore apistico a fronte di esperti di fama nazionale presenti in Liguria. Ma in particolare le critiche erano rivolte alla modalità troppo “rigida” di affidare alle associazioni di protezione civile l’intervento di rimozione dei nidi individuati e dalla scarsa “trasparenza” nei confronti di chi segnalava le vespe. Basti pensare che sul territorio della provincia di Genova ha operato un solo incaricato, chiamato a distruggere nidi (centinaia) da Deiva Marina sino a Cogoleto. Il risultato e’ stato che dei dieci nidi segnalati in città, a Genova, solo alcuni sono stati distrutti mentre la maggior parte ha potuto completare il ciclo vitale disperdendo decine e decine di regine che potranno fondare nuovi nidi all’arrivo della bella stagione. Non c’è traccia neppure di programmi di trappolaggio nelle aree dove sono stati trovati i nidi. In altre regioni come il Piemonte e la Toscana vengono organizzati Interventi di trappolaggio massivo, con centinaia e centinaia di trappole, e vengono usati strumenti come la ricerca con dispositivi a radio-frequenza per i nuovi nidi. Provvedimenti che, in Liguria, non vengono presi e, a dirla tutta, nemmeno troppo sollecitati da chi dovrebbe tutelare gli interessi dei piccoli e grandi allevatori di api.

A Genova sono stati trovati anche questi nidi:
1) Nido di Sestri Ponente sotto un poggiolo (distrutto)
2) Nido di via Struppa nel vivaio Aster (distrutto)
3) Nido di via Struppa 2 – davanti civico 64 (nessuna informazione)
4) Nido di via Stefano Castagnola a Sturla (distrutto in modo non corretto)
5) Nido di via Mogadiscio – Sant’Eusebio (ancora presente)
6) Nido di via Lodi a Staglieno (rimosso da privati)
7) Nido di viale Teano a Quarto (nido scomparso)
8) Nido di via Romana della Castagna a Quarto (ancora presente)
9) Nido di Piazza Fontane Marose in Centro (rimosso)
10) Nido a Borgoratti (ancora presente)
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