Tellaro (La Spezia) – Un grosso polpo che esce dal mare, sale su un campanile e fa suonare le campane salvando il paese dall’attacco dei pirati. E’ la leggenda che, ancora oggi, si racconta a Tellaro, piccolo borgo della riviera ligure di levante, nello spezzino, per spiegare come mai l’animale faccia parte di gran parte della iconografia del paese.
La storia, curiosa, racconta che, nel 1660, nell’epoca delle razzie dei pirati saraceni sulle coste liguri, ci fosse un posto di guardia, in cima al campanile di una chiesa costruita in riva al mare e che, dal campanile, le guardie tenevano sotto controllo l’orizzonte per avvistare da lontano l’arrivo dei pirati e dare l’allarme suonando le campane.
Una notte, con il mare in tempesta, le guardie di addormentarono pensando che nessun pirata si sarebbe avventurato in mare con quelle onde ma, attorno alla mezzanotte, le vele saracene erano ben visibili, illuminate dalla luna.
Incredibilmente un grosso polpo uscì dal mare e si arrampicò sul campanile sino ad arrivare alle corde delle campane ed iniziò a suonarle all’impazzata, svegliando il paese e le guardie che diedero subito l’allarme permettendo a tutti di mettersi in salvo.
I pirati saraceni sentirono le campane e compresero che l’attacco a sorpresa era fallito e che era meglio riprendere il mare.
Il giorno successivo le guardie ammisero di essersi addormentate e nessuno riusciva a capire chi avesse suonato le campane.
Controllando il campanile, alcuni ragazzi trovarono il grosso polpo tra le corde delle campane e urlarono al prodigio.
Per questo motivo, da quel giorno, il polpo entrò a far parte della storia di Tellaro e la sua immagine è presente in molte immagini antiche e nell’iconografia della zona.
Una targa esposta all’esterno della chiesa di S. Giorgio celebra ancora oggi il leggendario episodio e recita:
“Saraceni mare nostrum infestantes sunt noctu profligati quod polipus aer cirris suis sacrum pulsabat“.
Altri e più recenti studi chiamano invece in causa il fondale marino della zona, particolarmente adatto alla presenza dei polpi, con rocce e anfratti dove possono rifugiarsi e accudire le loro uova e spiegano la presenza dell’animale nelle bandiere e nella simbologia del paese come un ricordo di una preziosa fonte di reddito e di cibo.
A confermare questa “spiegazione” è anche il fatto che il polpo è presente in molte ricette della cucina della zona, a partire dalla variante locale del “polpo e patate” che prevede l’aggiunta delle olive.
Improbabile che proprio nel paese “salvato” da un polpo, si potesse mettere nel piatto proprio l’eroe della leggenda.






















