Davos – Siamo entrati “quarta rivoluzione industriale”, quella dei robot e delle intelligenze artificiali, e faremmo meglio ad abituarci all’idea e agire di conseguenza. È quanto emerge da un nuovo report rilasciato dal “World economic forum” dopo che nella città svizzera di Davos si è dibattuto del futuro del lavoro, e in particolare del ruolo sempre maggiore delle macchine.
Se il progresso tecnologico ha degli indubbi effetti positivi, brutte notizie si intravedono per alcune categorie di lavoratori. Particolarmente a rischio i lavori d’ufficio e d’amministrazione, ma non può stare tranquillo nemmeno chi ha un impiego nei settori manifatturiero, dell’intrattenimento, dell’estrazione, costruzione e manutenzione. Lo sviluppo di macchine sempre più sofisticate renderà ridondanti questi mestieri. Si stima che in tutto potrebbero essere circa 7,1 milioni i posti di lavoro “umani” persi. A compensare parzialmente questi dati, nel settore commerciale e finanziario le nuove tecnologie creeranno circa 2 milioni di posti di lavoro.
Il rapporto (intitolato “The Future of Jobs”), individua come problema il sistema d’istruzione, che spesso non riesce a stare al passo con la tecnologia e a offrire gli studenti competenze realmente necessarie per affrontare il mercato del lavoro. Un ruolo di formazione di cui devono farsi carico anche le imprese: “Non è semplicemente possibile – si legge infatti sul report – superare l’attuale rivoluzione tecnologica aspettando che la forza lavoro della prossima generazione diventi più preparata. Invece è fondamentale che le imprese assumano un ruolo attivo nel sostenere la forza lavoro attuale attraverso la riformazione, con gli individui che devono adottare un approccio proattivo per la loro formazione permanente”.