Quello stesso anno, la Santa si trovò a passare da Genova, dove soggiornò nella zona del Peralto/Righi. La leggenda vuole che, prima di andarsene, la Santa guardando l’intera città da mura delle Chiappe esclamò: «Un giorno il viandante che passerà dall’alto dei colli che recingono Genova, accennando con la mano i lontani cumuli di detriti, dirà: laggiù fu Genova».
La profezia catastrofica annunciata dalla donna sembrerebbe essere accompagnata da un’altra nefasta previsione dal simile contenuto, tratta da una scrittura anonima risalente al XV secolo custodita a Piacenza che riporta le seguenti parole: «Tra Capo di Faro ed Albaro si erge una civitas opulentissima, che sarà distrutta dal drago, allora si dirà hic fuit Ianua Superba». Ci sono molte ipotesi contrastanti a riguardo, ma in molti pensano che il drago citato nella scrittura potrebbe essere un riferimento al grifone, simbolo della città di Genova e dei suoi abitanti: in questo senso, la distruzione della città sarebbe da imputare proprio ai Genovesi, pronti ad autodistruggere sé stessi e la propria città a causa del loro carattere e della loro indole irascibile.