Genova – Continua il braccio di ferro per la demolizione di Ponte Morandi tramite l’utilizzo di cariche esplosive.
Come ha spiegato il sindaco e commissario straordinario Marco Bucci, l’esplosione per smantellare il moncone est del viadotto autostradale sarà preparata per il 28 giugno, non appena arriveranno i detonatori dalla Spagna.
La decisione sta suscitando non poche perplessità.
Nella giornata di ieri il Comitato Liberi Cittadini di Certosa e l’Osservatorio Nazionale Amianto hanno presentato una diffida legale all’uso dell’esplosivo sulle pile 10 e 11 al Procuratore della Repubblica Francesco Cozzi e al Segretario della Procura Generale della Corte di Appello di Genova.
Al centro della diffida, secondo l’ONA e il comitato dei cittadini di Certosa, ci sono alcuni elementi non chiari che riguardano le gravi problematiche a livello ambientale, soprattutto in relazione al pericolo di dispersione nell’aria di polveri, fibre d’amianto e altri cancerogeni presenti tra i materiali di costruzione del viadotto crollato e nelle abitazioni limitrofe.
Secondo Ona e Comitato di Certosa, la popolazione non sarebbe stata messa a conoscenza adeguatamente sia sull’intenzione riguardo l’esplosione del ponte, ma anche su altre tematiche come l’evacuazione e lo stoccaggio e il trasporto dei detriti delle due pile fatte saltare in aria con la dinamite.
“Il tema dell’amianto presente nel manufatto – denunciano in un comunicato – rende impossibile pensare a una ‘soglia rischio zero’ per la popolazione dei due quartieri più vicini al Morandi, Certosa e Sampierdarena. Gli enormi piloni del ponte, inoltre, andrebbero a cadere sul terreno del Parco Ferroviario contenente amianto e altre sostanze cancerogene, così come dimostrano le analisi effettuate sul pietrisco dalla stessa struttura commissariale Inoltre la ricaduta di enormi massi di calcestruzzo potrebbe rilasciare nell’aria polveri pericolose. Una evacuazione ‘coatta’ in una zona densamente abitata e il problema della frantumazione e del trasporto dei detriti rappresentano molto bene il quadro critico che una demolizione con esplosivo porterebbe, soprattutto per la popolazione residente”.
Altro punto della diffida riguarda la bonifica delle abitazioni sottostanti il Ponte Morandi, per cui sarebbero state previste solo ispezioni visive mentre sarebbe necessaria una metodologia più approfondita che da tempo il comitato e Ona chiedono.
Il presidente dell’ONA, l’avvocato Ezio Bonanni ha spiegato: “Abbiamo piena fiducia nella magistratura e in tutte le istituzioni e ci auguriamo che, in questo caso, si agisca con la massima attenzione al principio di precauzione evitando alcune imprudenze del passato di cui, a tutt’oggi, stiamo pagando le conseguenze. I dati lo dimostrano, c’è in Italia un continuo aumento di patologie asbesto correlate ed in particolare di mesoteliomi di cui la Liguria e Genova detengono il triste primato”.
Bonanni aggiunge: “Per questo motivo insistiamo affinché si evitino forme di rischio e si proceda con la massima cautela alla rimozione dell’amianto e cemento amianto dai residui del ponte Morandi con tutti i crismi per la salvaguardia della pubblica incolumità e dell’ambiente”
Il comunicato prosegue: “Da mesi il Comitato e l’ONA collaborano sul fronte della denuncia legale dei danni ad ambiente e salute dei cittadini che sta causando, in questi mesi, la demolizione del Ponte Morandi. Per queste motivazioni entrambi avevano integrato per la seconda volta l’esposto-querela dello scorso 20 febbraio 2019 con il quale avevano chiesto maggiori controlli sull’ipotesi dell’uso degli esplosivi in relazione alla demolizione della Pila 8 dell’ex viadotto Morandi.
Ona e il Comitato Liberi Cittadini di Certosa chiedono anche la produzione di materiale documentale visivo, necessario per la trasparenza verso i cittadini, sulle bonifiche effettuate nei palazzi collocati sotto al Ponte Morandi e destinati alla demolizione, affinché si sappia se è stata fatta una bonifica secondo norma che abbia individuato, non solo l’eternit ‘esplicito’ e conosciuto, ad esempio, delle vasche delle abitazioni, ma anche quello più “occulto” presente nelle pareti delle stesse case. Ancora una volta si cerca di porre l’accento sulla salute pubblica e sulla questione ambientale a tutela dei cittadini più esposti ai cantieri del Morandi (ricordiamo che a pochi metri vi è un Istituto Comprensivo e un Asilo Nido) chiedendo più centraline per il controllo della qualità dell’aria e uno screening epidemiologico sulla popolazione, soprattutto per quella parte di popolazione più soggetta ai pericoli dell’aria inquinata, ovvero i bambini. Anche la ricostruzione del futuro nuovo viadotto pone degli interrogativi. Ona e il Comitato chiedono verifica sulle lavorazioni per gli scavi dei nuovi piloni. Le terre di scavo, infatti, non vengono trattate come rifiuto speciale e, come indicano diverse testimonianze foto e video di alcuni residenti, non vengono né bagnate né trattate come si dovrebbe con prodotti adeguati o inertizzanti. Questi i motivi della diffida in Procura. La gestione di questo grande cantiere, ad oggi, è sembrata non tenere in conto la peculiarità più delicata: la presenza di un centro urbano e di una popolazione di numero importante, intorno all’ex viadotto Morandi. Una ‘svista’ del genere non può essere tollerata. Contano le opere che fanno muovere l’economia di una città; ma, prima di esse, vi sono le persone. E le persone non sono fantasmi e devono essere tutelati in quanto cittadine e cittadini italiani. Senza se e senza ma”.