colombo giovinetto castello D'AlbertisGenova – Una visita guidata al Castello D’Albertis e al “cantiere” del restauro della celebre statua del Cristoforo Colombo giovinetto realizzata da Giulio Monteverde appositamente per una delle terrazze più belle e panoramiche della dimora del capitano, a Montegalletto.
L’appuntamento è per venerdì 7 maggio, alle 14,30 ma alle 11 sarà possibile seguire una anteprima sui canali social dei Musei di Genova.

Il Colombo giovinetto di Giulio Monteverde collocato nella loggia detta, appunto, colombiana di Castello D’Albertis, al secondo piano dell’edificio, è una scultura in marmo realizzata da Monteverde intorno al 1870. Si tratta, prima di tutto, proprio di una statua voluta da un privato cittadino in casa sua, l’allora Castello di Montegalletto: un’opera d’arte accolta in casa da un uomo di mare, che vuole avere con sé, sotto una loggia che si affaccia sul golfo genovese, la presenza di colui che ha considerato un vero e proprio “compagno di viaggio” con cui condividere la passione di una vita, la navigazione.
Una emulazione, quella del Capitano verso Colombo, che poggia sull’arte nautica, come intitola il trattato che è stato incaricato a redigere e di cui si sente quasi indegno: “…il 15 novembre 1888 fui invitato a trattare L’Arte nautica ai tempi di Colombo. Trepidante accettai l’incarico onorifico, ma per me anche difficile, sia per l’importanza che per la vastità dell’argomento, […] Accettando feci forse troppa fidanza con me stesso; forse mi lasciai di soverchio trascinare dal desiderio di porgere rispettoso omaggio a quegli impavidi navigatori, i quali dal XIII al XIV secolo, tentarono perigliosi viaggi di scoperta, solcando mari ignoti, che lugubri tradizioni, antichi pregiudizi, timori esagerati tenevano chiusi all’umanità.
Ma troppo grande è l’affetto che nutro pel mare, per la vita marina e per quanto ad essa appartiene, perché io declinassi l’incarico che mi si volle affidare”.
La genovesità di Colombo è, per il Capitano, un altro aspetto fondamentale: viene subito ricordata ai suoi amici, ed ora a chiunque arrivi sulla soglia del castello, con una meridiana, un orologio solare che segna l’ora di San Salvador, terra di approdo del navigatore genovese e del Capitano stesso, quando, nel 1893, ha voluto rendergli omaggio ripercorrendo sulla sua stessa rotta la traversata atlantica.
E non a caso il Colombo di Monteverde scelto dal Capitano è un giovane, un ragazzino che guardando il mare vagheggia lidi da raggiungere attraverso la navigazione, come riporta ai suoi piedi la breve citazione che menziona un brano del “La Crociera del Corsaro a San Salvador”, resoconto di viaggio scritto dal Capitano proprio dopo il fortunoso rientro a Genova in seguito alla traversata che rimarrà epica nella storia della marineria genovese e che gli valse un telegramma di congratulazioni da parte del Ministro della Marina.
Diventa sempre più chiaro che sono le doti marinare che interessano al Capitano, e quell’età giovanile in cui si formano i sogni, che lui vuol condividere con il suo “giovinetto”!
Esistono diverse copie di questa scultura, tra le quali il gesso conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Nervi e quello nella Galleria d’Arte Moderna di Parma dove la statua ottenne la medaglia d’oro durante l’esposizione italiana di Parma del 1870. Una copia in marmo si trova presso Palazzo Giovanelli di Venezia e altre copie si trovano a S. Pietroburgo, Göteborg, Boston, Bistagno e Vancouver (in bronzo).
In visita al castello, Giulio Monteverde scriverà sulle Cronache di Montegalletto: “Il mio Colombo giovinetto non potrebbe essere in migliori mani che quelle del gentile Capitano d’Albertis, che oltre ad essere assai valoroso e dotto in cose di Marina è anche il costruttore di Montegalletto – 20 giugno 1898”.
Da privato a pubblico, l’affermazione data dalla sua presenza nel castello è accompagnata oggi, nel museo delle culture del mondo, da quanto ci dicono le popolazioni indigene americane, che dalla data della riapertura del museo nel 2004, ci parlano attraverso collezioni nord e sudamericane esposte in modo permanente ed interpretate grazie alla voce stessa di un artista indigeno, Gerald McMaster, ed alle interviste fatte agli abitanti Hopi dell’Arizona, una delle popolazioni più conosciute del Nordamerica, di cui 5 rappresentanti hanno personalmente inaugurato il museo stesso.
Storicizzando dunque la statua, da subito ed anno dopo anno l’abbiamo circondata della presenza di altre voci, quelle che con pieno diritto affermano la loro esistenza ed il diritto di avere uno spazio di azione e rappresentazione.
Questo vogliamo dire oggi con questo intervento di manutenzione, necessario da un punto di vista tecnico, ma che diventa anche una occasione per rinfrescare e rendere polifonico il discorso pietrificato nel marmo scongelando una riserva di informazioni che per troppo tempo è stata programmaticamente silenziata, in un momento storico in cui possiamo fare un passo avanti, non abbattendo o rimuovendo monumenti, ma accogliendo uno sguardo complessivo, plurale, stratificato e decoloniale.
Con l’augurio che le finestre che i musei ci aiutano ad aprire ci facciano uscire cambiati, a percorrere nuove strade e nuovi spazi.
‼️Non perdetevi la possibilità di incontrare ed osservare il restauratore Axel Nielsen all’opera insieme alla direttrice Maria Camilla De Palma!
📌L’appuntamento è per
Venerdì 7 maggio, dalle 14:30:
Prenotate la vostra visita “A più voci” scrivendo a: castellodalbertis@solidarietaelavoro.it
‼️Il costo è incluso nel biglietto di ingresso (intero 6 euro; ridotto 4,5 euro)
E se volete avere una piccola anticipazione, sempre Venerdì 7 maggio, dalle 11:00 ci sarà la DIRETTA INSTAGRAM sul canale di Museidigenova.
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