Genova – Era il 26 giugno del 1965 quando i Beatles, nel pieno della Beatlesmaina, arrivarono a Genova e suonarono al Palazzetto dello Sport della Foce.
Un doppio concerto, al pomeriggio e alla sera con, rispettivamente, cinquemila e quindicimila persone: duemila lire di biglietto per uno show di appena 35 minuti.
Una scaletta snella con i classici del repertorio come Twist and shout, Long Tall Sally, sulla falsa riga di quello che era stato lo show proposto due giorni prima a Milano.
Ma come mai la scelta di fare tappa a Genova, a metà del loro primo e unico tour italiano che li aveva visti impegnati, appunto a Milano e li avrebbe visti sul palco di Roma?
Alla domanda risposero gli stessi Fab Four durante la conferenza stampa che precedeva il concerto e che si svolse all’Hotel Columbia, oggi sede della biblioteca universitaria.
I quattro spiegando che la scelta era ricaduta su Genova perché, tra le città italiane, era la più inglese di tutte.
Ma tanto, all’epoca, si parlò della loro fuga notturna.
Arrivati a Genova il 25 giugno, i Beatles furono accolti un gruppo di fan che li attese per lungo tempo davanti all’ingresso dell’albergo.
Entrati al Columbia Excelsior, attesero che anche l’ultimo ammiratore lasciasse la piazza e, intorno alle due di notte, decisero di uscire per andare a scoprire la città e buttarsi in mare.
A proposito, un pezzo de Il Corriere della Sera del 27 giugno 1965, raccontava quanto avvenuto in quella notte genovese: “Hanno lasciato che quelle due o tre decine di fans in sosta permanente davanti all’albergo si decidessero a smobilitare, poi verso le due di notte sono usciti per la città; l’hanno girata in lungo e in largo, si sono fatti condurre nella zona alta per godere dello spettacolo del porto illuminato. Uno di essi si è fatto addirittura portare fin oltre Nervi, a Sori: qui ha raggiunto la riva del mare, si è spogliato e si è gettato in acqua. Era George Harrison”.