peste suina africana area infetta Liguria PiemonteGenova – Boschi vietati per sei mesi anche in Liguria per evitare la diffusione della peste suina africana segnalata in diverse località del Piemonte e della nostra regione.
A deciderlo una circolare firmata dal Ministero per la Salute e quello delle Politiche Agricole e Forestali. La diffusione della peste suina africana è un grave rischio per la produzione di insaccati e carni suine italiane e lo Stato ha deciso di istituire ben sei mesi di “zona rossa” per i boschi di ben 144 Comuni Italiani.
Fino al mese di giugno (salvo proroghe o modifiche) è vietato praticare la Caccia, la pesca, ma anche la raccolta di fungi e tartufi e non sarà possibile praticare il trekking e anche solo passeggiare nei boschi.
Vietato attraversare sentieri e boschi in mountain bike e sono vietate anche tutte le attività che potrebbero contribuire alla diffusione dell’epidemia, spaventando i branchi di cinghiali presenti nei boschi e costringendoli a fuggire estendendo il potenzia areale di contagio.
I divieti riguardano anche camminatori e biker perché è possibile venire a contatto con le carcasse di animali infetti o anche solo con loro deiezioni o altro per poi trasportare con le scarpe o con le ruote la malattia altrove, estendendo la zona infetta.

Decisioni drastiche che stanno sollevando molte proteste e perplessità ma che sono necessarie per proteggere uno dei capisaldi della nostra economia legata all’export di salumi e insaccati e carni suine.
Se la malattia dovesse raggiungere zone ad alta densità di allevamenti di suini, infatti, gli effetti sarebbero disastrosi.
Cina e Giappone hanno infatti già ordinato il blocco dell’importazione di prodotti alimentari a base di carne suina provenienti dall’Italia ed è facile immaginare cosa accadrebbe se lo stesso provvedimento venisse preso anche da altri Paesi del mondo.L’export di qualità (prosciutti, salumi, carne suina) potrebbe subire un colpo mortale.

L’elenco dei Comuni liguri dove è vietato l’ingresso nei boschi sino a giugno (compreso) non è ancora non ufficiale ma in molti di essi è già vietata la Caccia ed è molto probabile che le zone siano le stesse.
Questo l’elenco dei Comuni della Liguria già interessati dal divieto di Caccia

Albisola superiore (Provincia di Savona)
Celle Ligure
Pontinvrea
Sassello
Stella
Urbe
Varazze

Arenzano (Provincia di Genova)
Bargagli
Bogliasco
Busalla
Campo Ligure
Campomorone
Casella
Ceranesi
Cogoleto
Crocefieschi
Davagna
Genova
Isola del Cantone
Lumarzo
Masone
Mele
Mignanego
Montoggio
Pieve Ligure
Ronco Scrivia
Rossiglione
Sant’Olcese
Savignone
Serra Riccò
Sori
Tiglieto
Torriglia
Valbrevenna
Vobbia

cinghiale

Che cos’è
La Peste suina africana (PSA) è una malattia virale, altamente contagiosa e spesso letale, che colpisce suini e cinghiali, ma che non è trasmissibile agli esseri umani.
È una malattia con un vasto potenziale di diffusione e pertanto una eventuale epidemia di PSA sul territorio nazionale comporta pesanti ripercussioni sul patrimonio zootecnico suino, con danni ingenti sia per la salute animale (abbattimento obbligatorio degli animali malati e sospetti tali), che per il comparto produttivo suinicolo, nonché sul commercio comunitario ed internazionale di animali vivi e dei loro prodotti (dai Paesi infetti è vietato commercializzare suini vivi e prodotti suinicoli).
L’Organizzazione mondiale per la sanità animale ed il Nuovo Regolamento di sanità animale della Commissione Europea annoverano la PSA nella lista delle malattie denunciabili: qualunque caso, anche sospetto, deve essere denunciato all’autorità competente, come previsto già dal l Regolamento di polizia veterinaria – DPR n. 320 del 8.2.1954 art.1.

Diagnosi
La PSA è causata da un virus della famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus, incapace di stimolare la formazione di anticorpi neutralizzanti. Questa caratteristica rappresenta l’ostacolo più importante alla preparazione di un vaccino, che attualmente non è disponibile in commercio.
I sintomi principali negli animali colpiti sono:
febbre
perdita di appetito
debolezza del treno posteriore con conseguente andatura incerta
difficoltà respiratorie e secrezione oculo-nasale
costipazione
aborti spontanei
emorragie interne
emorragie evidenti su orecchie e fianchi.
La presenza del virus nel sangue (viremia) dura dai 4 ai 5 giorni; il virus circola associato ad alcuni tipi di cellule del sangue, causando la sintomatologia che conduce inevitabilmente al decesso dell’animale, spesso in tempi rapidissimi.
Gli animali che superano la malattia possono restare portatori del virus per circa un anno, giocando dunque un ruolo fondamentale per la persistenza del virus nelle aree endemiche e per la sua trasmissione. Il virus è dotato di una buona resistenza in ambiente esterno e può rimanere vitale anche fino a 100 giorni sopravvivendo all’interno dei salumi per alcuni mesi o resistendo alle alte temperature. Nel sangue prelevato è rilevabile fino a 18 mesi.
La diagnosi di malattia è effettuata tramite vari esami di laboratorio: immunofluorescenza, PCR, ELISA e Immunoperossidasi.

Prevenzione
La malattia si diffonde direttamente per contatto tra animali infetti oppure attraverso la puntura di vettori (zecche). La trasmissione indiretta si verifica attraverso attrezzature e indumenti contaminati, che possono veicolare il virus, oppure con la somministrazione ai maiali di scarti di cucina contaminati, pratica vietata dai regolamenti europei dal 1980, o smaltendo rifiuti alimentari, specie se contenenti carni suine, in modo non corretto.

Nei Paesi indenni la prevenzione dell’infezione si effettua attraverso la sorveglianza passiva negli allevamenti domestici e sulle carcasse di cinghiale rinvenute nell’ambiente o in seguito ad incidenti stradali, il rigoroso rispetto delle misure di biosicurezza negli allevamenti suini, il severo controllo dei prodotti importati e la costante sorveglianza sullo smaltimento dei rifiuti alimentari, di ristoranti, navi e aerei.

Nei Paesi infetti il controllo si effettua attraverso l’abbattimento e la distruzione dei suini positivi e di tutti gli altri suini presenti all’interno dell’allevamento infetto. Fondamentali sono non solo l’individuazione precoce dell’ingresso della malattia, ma anche la delimitazione tempestiva delle zone infette, il rintraccio e il controllo delle movimentazioni di suini vivi e dei prodotti derivati, le operazioni di pulizia e disinfezione dei locali e dei mezzi di trasporto degli allevamenti infetti, l’effettuazione delle indagini epidemiologiche volte ad individuare l’origine dell’infezione.

Terapia e profilassi
Al momento non esiste un vaccino per la Peste suina africana. Come previsto dal vigente Piano nazionale di sorveglianza e dalle norme di settore, quando si riscontrano uno o più sintomi tali da far sospettare la presenza di PSA in un allevamento di suini, occorre immediatamente darne comunicazione ai servizi veterinari competenti per territorio. Analogamente, quando si rinviene una carcassa di cinghiale nell’ambiente, o a seguito di incidente stradale che abbia coinvolto un cinghiale, è necessario segnalare l’evento ai Servizi Veterinari, alle forze dell’ordine o enti parco, guardie forestali, oppure contattare i numeri verdi regionali.