Genova – Mentre proseguono le indagini per individuare l’autore dell’atto di teppismo, anche la sezione genovese dell’Anpi condanna il brutale vandalismo perpetrato da ignoti contro la targa che ricorda Norma Cossetto alla Rotonda di Oregina.
L’Associazione Nazionale Partigiani italiani “condanna fermamente i vandalismi perpetrati la scorsa notte alla targa in ricordo di Norma Cossetto alla Rotonda di Oregina, perché la pietà per i morti non la si rifiuta mai”.
L’episodio ha scadalizzato anche perché avviene nuovamente, dopo ripetuti altri episodi di teppismo rivolti contro un monumento ad una persona torturata e uccisa nelle Foibe istriane.
La ferma condanna senza sè e senza ma è accompagnata da una nota:
“Allo stesso tempo – scrive l’Anpi Genova – non accettiamo strumentalizzazioni di qualunque tipo. Perché Anpi rifiuta – da sempre – ogni violenza; ma contemporaneamente abbiamo voluto mantenere il nostro presidio – da tempo annunciato – pacifico e democratico, così come è stato il comportamento dei cittadini presenti alla Rotonda, nello stesso luogo dove si trova la targa: perché da una vicenda oscura non è accettabile veder costruite strumentali accuse contro i partigiani e la storia della Resistenza”.
Anpi Genova scrive che “giova a tal punto ricordare che la legge 92/2004 all’art.1) testualmente recita “riconosce il 10 febbraio (…) al fine di conservare e rinnovare memoria della tragedia (…) e della più complessa vicenda del confine orientale”. Ora, “la complessa vicenda del confine orientale” non riguarda solo la terribile tragedia delle foibe e dell’esodo, ma anche le sofferte stagioni della lotta partigiana, i campi di concentramento fascisti istituiti nel territorio del Friuli VG, il forno crematorio della Risiera di Trieste, la gloriosa costituzione delle prime libere repubbliche partigiane (di cui nel 2024 ricorre l’80^ anniversario della fondazione; un’esperienza ove, per inciso, per la prima volta in Italia votarono le donne) e la loro cruenta soppressione. Né tale “complessa vicenda” può prescindere dall’invasione italiana della Jugoslavia avvenuta il 6 aprile 1941, dalla conseguente repressione violentissima e indiscriminata della resistenza slovena, dalle efferatezze nei confronti dei civili, dai delitti dei criminali di guerra italiani. Il Giorno del Ricordo è fatto per ricordare e non per dimenticare o per raccontare solo una parte della “ complessa vicenda del confine orientale”.