Simbolo di Genova e del suo entroterra e punto di riferimento per gli appassionati, il Trenino di Casella da tre mesi è entrato nel suo novantacinquesimo anno di età. Quasi venticinque chilometri di percorso, che partono dai 93 metri s.l.m di piazza Manin e arrivano fino ai 410 metri di altitudine di Casella percorrendo un tragitto dagli scenari mozzafiato.
Tutti i genovesi ne hanno sentito parlare e l’hanno visto in fotografia o video, moltissimi ci sono saliti sopra ma, forse, sono in pochi a conoscerne la storia. Oggi proviamo a raccontarvela.
Già a partire dalla fine del XIX secolo si iniziò a pensare ad un collegamento ferroviario tra il capoluogo ligure e il suo entroterra, per permettere agli abitanti delle campagne di spostarsi più facilmente in città e per favorire il commercio. Il progetto venne approvato ufficialmente nel 1915, ma a causa dello scoppio del primo conflitto mondiale, i lavori iniziarono soltanto sette anni più tardi, nel 1922. Questi, tra problematiche e complicazioni, durarono ulteriori sette anni finché, finalmente, il 1° settembre del 1929 il Treno Genova-Casella effettuò la sua prima corsa aperta al pubblico.
Oltre a favorire il commercio e il trasporto degli abitanti delle campagna, fin da subito il servizio favorì la crescita del turismo nelle zone limitrofe alla linea ferroviaria. Soprattutto alla domenica, molti genovesi iniziarono ad organizzare gite nell’entroterra, mentre i cittadini appartenenti ai ceti sociali più alti cominciarono a frequentare quelle zone nei periodi di villeggiatura estiva, spostandosi lì per interi mesi durante la bella stagione. Gli anni Trenta, quindi i primi dieci anni di vita, furono probabilmente il periodo più florido e con più partecipazione, interrotto bruscamente dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
In questo periodo la linea venne inizialmente chiusa, prima di essere riaperta per favorire la fuga di diverse famiglie che si rifugiarono in campagna per scappare dai bombardamenti degli Alleati, che devastarono la città. Come si legge sull’edizione del Secolo XIX del 18 dicembre 1942, si pensò ad un piano che riguardasse circa 50mila ‘sfollati pendolari’ che alla sera avrebbero dovuto spostarsi in campagna per far ritorno in città la mattina seguente: tra questi, 1.500 si sarebbero mossi con la Ferrovia di Casella.
Nei primi anni del secondo dopoguerra anche li Trenino passò alcuni anni di maggiore crisi, a causa di materiali e strutture vecchi e danneggiati. La linea venne inserita anche in un elenco di ‘Rami secchi’ e considerata a rischio chiusura. Almeno fino alla metà degli anni Settanta, dove iniziò un periodo di rinnovamento dei binari (che portarono anche ad aumentare la velocità dei convogli) e in generale dell’intera linea, che trovò così nuova linfa vitale.
Gli ammodernamenti, i periodi di fermo e i passaggi di gestione (dal 2010 la gestione è passata ad AMT) si sono susseguiti nel corso dei decenni, fino ad arrivare ai giorni nostri. Tutti cambiamenti che non hanno modificato la bellezza mozzafiato del percorso, con paesaggi simbolo dell’Appennino Ligure e veri e propri tuffi immersi nella natura, e il suo straordinario fascino.
TRE CURIOSITA’ SULLA FERROVIA GENOVA-CASELLA
1 – Gli scavi per la linea ferroviaria nel 1923, un anno dopo l’inizio dei lavori, passarono anche da Nesci di Orero, nel comune di Serra Riccò. Qui, gli operai fecero scoppiare alcuni grossi massi che ostruivano i lavori. Uno di loro, tra i detriti, trovò diverse monete d’argento che, successivamente, si scoprirono risalenti al I e II secolo Avanti Cristo. Proprio in quelle zone, infatti, passava la Via Del Sale: questa, partendo dalle zone di Recco, Sori, Nervi o il porto di Genova e passando da Scoffera, Creto o Crocetta d’Orero, collegava il mare con la pianura Padana, nello specifico con Piacenza o Tortona. Le monete sono divide tra il Palazzo Rosso di Genova, il Museo Archeologico di Pegli e il Palazzo Comunale di Serra Riccò.
2 – Nei primi anni di vita, il percorso non era uguale a quello che conosciamo oggi. O, per lo meno, non lo era nella sua parte conclusiva. Il capolinea – e quindi l’arrivo – nel comune di Casella, venne ultimato soltanto nel 1953, quasi venticinque anni dopo l’inaugurazione della tratta. Fin dall’approvazione del progetto, l’intenzione era quella di far arrivare i convogli in paese, ma per i primi due decenni i binari arrivarono soltanto alla fermata di ‘Casella Deposito’. Soltanto nel secondo dopoguerra, sfruttando il ponte sullo Scrivia, il percorso venne definitivamente prolungato.
3 – L’ammodernamento avvenuto a metà degli anni Settanta, purtroppo, fu incentivato da una tragedia. Il 17 gennaio del 1974, infatti, a causa di una frana, un convoglio deragliò mentre viaggiava nei pressi della stazione di Sardorella, causando una vittima. Il 31 ottobre dello stesso anno, la Magistatura mise sotto sequestro la linea ferroviaria, imponendo di fatto i lavori per renderla più moderna e sicura.