Sanremo (Imperia) – Nuovo colpo di scena nel processo che vede imputato Salvatore Aldobrandi, 73 anni, accusato di aver ucciso, nel 1995 la 21enne svedese Sargonia Danka in Svezia dove si trovava per motivi di lavoro.
Il cold case riemerso dopo 28 anni, al momento della scoperta della presenza dell’uomo in Italia da parte dei familiari della vittima, non potrebbe avere un processo – secondo quanto affermato oggi in aula dall’avvocato della difesa – perché contravverrebbe ad una norma (l’articolo 128 comma 2 del codice di procedura penale) che prevede che un imputato non possa essere processato per un reato commesso all’estero, se sono passati più di tre anni da quando la persona è rientrata in Italia.
Ovvero: siccome Aldobrandi vive in Italia da più di 3 anni e poiché nessuno, dal momento del ritorno in Patria, lo ha accusato, non può subire un processo per quel reato.
Un colpo di scena che ha letteralmente gelato i parenti di Sargonia Danka che avevano già visto sfumare la ricerca del colpevole del presunto omicidio in patria, in Svezia, per un altro incredibile “cavillo”, ovvero che il codice penale svedese impone il ritrovamento di un corpo per poter processare qualcuno per omicidio.
All’epoca, nel 1995, il cadavere della ragazza non venne trovato e sebbene gli indizi sull’uomo fossero numerosi, la Giustizia svedese lo mise in libertà.
L’uomo, tornato in Italia per lavorare come pizzaiolo a Sanremo, si è rifatto una vita sino a pochi mesi fa quando i familiari di Sardonia hanno deciso di chiedere all’Italia di processare l’uomo per l’omicidio della giovane.
Pur in presenza di molte proeve e testimonianze, l’uomo potrebbe ora tornare nuovamente libero se il Magistrato che segue il caso riconoscesse la validità della dichiarazione della difesa.
Udienza per ora sospesa e presto la pronuncia del giudice.