Genova – Non si potevano effettuare radiografie alla pila 9 del Ponte Morandi per verificarne lo stato di “salute” perchè sarebbe stato necessario evacuare gran parte delle case circostanti per tutta la durata dell’esame, con il rischio di dispersione di radiazioni e inoltre si sarebbe dovuto chiudere il ponte e l’autostrada per una intera giornata.
Il super testimone della difesa, Robert Guinez, esperto di fama internazionale nei controlli di ponti e viadotti ha cercato di fare chiarezza, nel corso dell’udienza odierna, sulla possibilità che controlli adeguati con strumentazioni radiografiche avrebbero potuto evitare la tragedia.
L’esperto, chiamato in causa dalla difesa, ha spiegato infatti che per effettuare l’esame, che comunque non avrebbe dato risposte univoche, si sarebbe dovuto trasferire sul ponte una enorme macchinario che avrebbe rilasciato radiazioni potenzialmente pericolose per oltre un’ora e che, per garantire la sicurezza sarebbe stato necessario evacuare tutte le case nel raggio di circa 500 metri e bloccare il ponte al traffico per un’intera giornata.
Guinez e la sua azienda, specializzata in questo tipo di controlli, era stata effettivamente ingaggiata da Autostrade per l’Italia per effettuare una serie di controlli a ponti e viadotti ma dall’elenco erano state tolte diverse strutture come il ponte Morandi, proprio per le difficoltà che avrebbero comportato.
Inoltre, sempre secondo l’esperto francese, lo stesso ingegner Morandi, scrivendo nelle sue memorie sul ponte che si sarebbe dovuto controllare le strutture con le tecniche radiografiche, non tenne in considerazione lo spessore del cemento pressurizzato e del fatto che, ai tempi in cui scriveva la raccomandazione, nessuna delle strumentazioni allora esistenti avrebbe potuto effettuare l’esame dando risposte concrete.