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Ponte Morandi, Silvia Salis mette in mora Salvini: pagate o andiamo in Tribunale

ponte morandi tramontoGenova – La sindaca Silvia Salis mette “in mora” il ministro Matteo Salvini con una lettera di diffida che interrompe la prescrizione per i danni causati dal crollo del Ponte Morandi.
Una missiva nella quale il Comune di Genova intima al ministero di pagare i danni o la questione verrà decisa nelle aule di un Tribunale.
La decisione della prima cittadina genovese sta già suscitando vasta eco sui Media ma si tratta di un “atto dovuto” per evitare che i danni del disastro avvenuto il 14 agosto del 2018 “cadano in prescrizione” e che la civica amministrazione non possa avviare una causa giudiziaria nel caso in cui i danni non vengano pagati.
Il Ministero dei Trasporti è infatti parte in causa nel processo per il crollo del Ponte Morandi che ha causato 43 morti e danni per centinaia di milioni di euro alla città di Genova e a tutta la Liguria e se la sindaca non inviasse la messa in mora la causa non potrebbe più essere intentata per, appunto, prescritti termini di legge.
La decisione di inviare la diffida al Ministero, presieduto appunto da Matteo Salvini, suona quindi come una sfida diretta e per molti osservatori è una ulteriore prova della sempre più probabile ascesa alla politica nazionale della prima cittadina genovese.
I fatti, però, potrebbero essere letti in una chiave diversa.
Il Comune di Genova aveva chiesto di essere riconosciuta “parte lesa” nel processo per il Ponte Morandi e, se la questione fosse stata confermata, avrebbe potuto presentare una richiesta danni direttamente in quella sede. Tuttavia il giudice aveva escluso il Comune (e moltissimi altri soggetti come enti, associazioni e comitati) per evitare che il processo si allungasse ancora di più.
In questo modo, però, per il Comune sarebbe scattata a breve la “prescrizione” dei termini per agire in giudizio e la lettera di diffida di Salis non è che un atto amministrativo per tutelare il diritto dell’ente ad essere risarcito o comunque ad avere il diritto di farlo anche oltre il termine dei cinque anni.
La lettera è stata inviata lo scorso 7 novembre e non solo al Ministero dei Trasporti di Salvini ma anche ad Anas, ad Autostrade per l’Italia e alle aziende collegate al “caso” del Ponte Morandi.

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